La Clitodissea
Fuga dalla Figa
Sono passati ormai tre anni dai fatti di Tel Aviv, e devo dire che sono stati anni fottutamente intensi e di cui ho memorie piuttosto confuse. Da quell’episodio tutta la stampa mondiale, ad eccezione di qualche giornale italiano diretto da criptonazisti e persone sessualmente represse, si è occupata di me, di modo che io possa ricordarmi di quello che ho fatto. Time, Guardian, Economist, Playboy, Rolling Stone, Vanity Fair, Le Monde, Spiegel, Il Foglio, tutte le riviste patinate possibili immagini, il Sun, tabloid inglesi e olandesi, pubblicazioni giapponesi e anche delle riviste di pesca per delle tecniche particolari che ho usato per rovesciare un regime particolarmente cruento in un’isola sperduta nel Pacifico di cui non ho mai saputo il nome a causa della dipendenza da crack che avevo sviluppato in quel preciso periodo. Sono stati fatti due documentari e un film su di me, che purtroppo ha avuto enormi problemi di distribuzione e che in pratica è girato solo per festival, vincendo comunque il premio della giuria a Cannes e ben 6 statuette agli AVN Awards, gli oscar del porno, nelle categorie “Miglior attore protagonista maschile”, “Migliore attore protagonista gay”, “Migliore scena di sesso anale”, “Migliore produzione a sfondo etnico”, “Migliore scena di sesso interrazziale” e “Migliore Violazione Vaginale Ad Un’Anziana Di 83 Anni”.
È stata persino fondata una rivista (chiamata “George W. Litoris”, semplicemente il mio nome) che segue tutte le mie imprese, registra i risultati ottenuti in questi anni, misura il grado di libertà dei paesi dopo una mia visita, le vittime collaterali delle mie missioni, interviste, reportage e molto altro ancora. Ogni mese esce un supplemento di circa un migliaio di pagine su tutte le relazioni sessuali che ho avuto, ordinate in ordine alfabetico (con relativa votazione data dalla redazione in base ai racconti miei e dei partner) e spiegate nel dettaglio. Una delle relazioni di cui vado più orgoglioso è sicuramente questa:
I / Imelda Marcos – Vedova del dittatore delle Filippine Ferdinand Marcos, nome in codice la Farfalla d’Acciaio e Farfalla di Ferro, fu un’influente figura politica nel regime del marito. Fuori dalle Filippine è conosciuta soprattutto per le sue stravaganze, come simbolo di uno regimi più stravaganti e corrotti del XX secolo e come avida collettrice di scarpe (fino a 3000 paia nei tempi d’oro). Incontra George W. Litoris alle Hawaii, un rendez-vous che dura 2 giorni e che l’ha vista diventare una persona completamente diversa, visto che ora si occupa di volontariato e denuncia quotidianamente gli abusi commessi dalle case di produzione calzaturiere sui bambini del terzo mondo. George W. l’ha definita così in un’intervista: “Ha una notevole carica granny: nonostante l’età avanzata, la signora in anni e anni di regime evidentemente non ha perso il gusto nel suggere randelli e i piaceri dell’esplorazione anale. C’è da dire che ho dovuto limitare notevolmente il mio potenziale, ma ne è valsa decisamente la pena. La colonna sonora delle nostre 48 ore di passione è stata ovviamente “Here Lies Love” di Fatboy Slim e David Byrne, il concept album uscito di recente a lei dedicato – si sa, i reazionari di tutto il mondo sono degli inguaribili narcisisti”. Cronache non confermate dalla stampa mondiale, ma per noi assolutamente certe, riferiscono di pesanti giochi erotici con le scarpe della signora (mentre ella stessa avvolgeva la testa del Nostro con le sue flaccide e rugose labbra), in particolare di quelle munite di paillettes, tacchi 12 e laccetti. Litoris ha confermato la frequenza d’inserimento di scarpe-nel-culo-della-vecchia: 3,5 al minuto. La Marcos ha avuto bisogno di 6 punti di sutura per chiudere la ferita. VOTO: Vasco Rossi.
In questi anni, comunque, ho contribuito a rovesciare regimi africani, ho unito etnie diverse attraverso il teabagging e ho risolto la crisi in Sudan insegnando ai governanti musulmani e ai ribelli del fronte di liberazione le gioie estatiche dell’estrarre il cazzo leggermente sporco di residui fecali per poi disegnare buffi baffi e pizzetti sui volti di nemici, amanti, amici e torturatori. In Africa ho contratto una lunga serie di malattie e collezionato svariati incidenti che hanno quasi rischiato di mandare a monte la mia missione, tra cui crampi muscolari, rottura dei testicoli, rottura dei vasi sanguigni, lividi da eccessi di pompino e disidratazione generale. Ho rischiato terribilmente un’irreparabile frattura del pene all’apice della cavalcata anale con il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, un grasso porco con folti peli intorno al culo e una passione insana per quell’intreccio tra sangue e gonfiore spropositato che si genera dalla rottura dei cazzi all’interno del suo culo – ma è stato assolutamente radicale, dato che Mugabe ha abbandonato il potere, restituito il maltolto alla sua popolazione in cambio di, be’, cazzi rotti in culo, che è quel che è, ma almeno non è una faccia spappolata da una sventolata di AK-47 governativi.
In Asia invece ho trovato molte meno difficoltà, ed il momento più bello è stata sicuramente la maxi orgia con tutta la junta militare birmana che si è protratta per venti giorni ininterrotti tra la capitale Naypyidaw e Rangoon. È bastata un’ora per scatenare tutta la repressione sessuale di questi militari, abituati da anni a sterminare la propria popolazione, tenere ai domiciliari Aung San Suu Kyi (sulla quale, come mi ha confidato un generale, ogni militare si è sparato almeno venti seghe) e fare referendum farsa per continuare a perpetrare la dittatura. Avevano una strano modo di intendere la sessualità, che io ho trovato sinceramente naif e anticonvenzionale. In pratica, i militari si consultavano frequentissimamente con oroscopi e astrologi per decidere il momento della sborrata: erano assolutamente scientifici in ciò, e io trovavo oltremodo affascinante la loro dedizione nell’applicazione di queste ciarlatanerie pagane al sesso. Detto ciò, loro amavano sopra ogni altra cosa la nobile arte dello snowballing e cercavano infatti di far coordinare dagli astrologi (pena la morte) tutte le loro sborrate in modo da schizzarsele in bocca, rimasticare la sborra, impastarla con la saliva e passarsela di bocca in bocca – ed ecco, immaginatevi quest’operazione ripetuta almeno 40 volte al giorno per rendervi conto della carica virale che poteva avere uno snowball passato nella bocca di almeno 150 persone. Non appena si era sparsa la voce di quello che stavano facendo i generali insieme a me, tutta la popolazione è scesa in strada, si è riappropriata del paese, ha chiesto elezioni generali da cui è uscita naturale vincitrice A.S.S.K., la quale ha traghettato la Birmania verso l’agognata svolta democratica dopo anni di opprimente dittatura. La junta militare, o quel che ne rimane, è ancora lì a passarsi la sborra di bocca in bocca.
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adramelch
Geniale!
Veramente ben scritto e con uno stile originale e visionario.
Complimenti.