I Diari Del Cingolato
L’EDITORIALE DEL DIRETÜR
Una bomba all’idrogeno scagliata contro l’establishment culturale parastatale e situazionista? Un calcio nelle palle ai fannulloni della cultura italica? Un’opera di igiene per rimuovere i corpi infetti che ammorbano le Lettere del Belpaese? Una martellata inferta alle reni degli intellettuali organici veltronian-gramsciani? Forse nessuna di queste definizione è esatta, oppure lo sono tutte. Chiamatelo come volete, ma quello che è successo ieri alla Scala non ha paragoni nel panorama culturale degli ultimi 150 anni. “I diari del cingolato”, portati in scena meravigliosamente dalla rockstar intellettual-giudiziaria del momento (Marcello Dell’Utri), costringono tutto il dibattito politico-culturale a concentrarsi sulla bufala dei falsi diari del Duce. Abbiamo capito tutti, forse persino Gasparri, che quelli rifilati al senatore sono delle patacche senza alcun valore storico e men che meno economico.
E sapete cosa vi dico? Chi se ne frega.
L’importante è che i diari si percepiscano come veri, che si sentano come autentici, che vadano in prima o seconda serata e che si leggano i passi in cui il falso Duce dice che le vere leggi razziali sono state un’operazione voluta da settori deviati dell’Ovra in combutta con le SS e con, chessò, Lenin e Max Mosley. Con buona pace dei pacifinti antifascisti e dei guerrafondai travestiti da terzomondisti noglobal, c’è da dire che l’antifascismo, come l’antimafia, costa troppo per quello che produce: cioè niente, a parte l’obsoleta Costituzione del ’46 e un tendenziale rispetto dei diritti umani che costituiscono, in realtà, una vessazione plutocratica per muovere guerre petrolifere, per non intervenire in Africa o per qualche altra diavoleria (post)modernista.
“In questa mia iniziativa non c’è alcun progetto revisionistico ma solo un interesse storico e per il profilo umano di Mussolini” ha dichiarato in un’occasione (no, non al matrimonio di Jimmy Fauci) il senatore, aggiungendo: “Non ho paura di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità”. E la verità è una, irrevocabile e scocca nei cieli della nostra Patria: VINCERE E VINC— ehm, dicevo, la Verità è che “I diari del cingolato” è una gioiosa macchina da guerra culturale, un’opera teatrale potente, necessaria e imprescindibile in questi tempi cupi macchiati dal revisionismo rosso e dal revanscismo antitotalitario e democratico. Dai diari-patacca viene fuori non il profilo umano del Duce, ma quello superumano e superomistico: ed è questo quello che conta davvero. Al di là del male e del male. Un uomo romantico e sentimentale, crepuscolare, che ama annotare intime impressioni, emozioni, stati d’animo, vagheggiamenti e desideri. E come fa una studentessa delle medie a provocare la guerra più sanguinosa della storia umana? Non può.
Se i tedeschi nel confrontarsi con il nazismo hanno avuto studiosi come Joachim Fest e Klaus Theweleit, le italiche genti hanno Dell’Utri. E scusate se è poco.
A Noi.
(Foto: Flickr)
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#1
Bruno
ma perchè max mosley? Il padre era una così brava persona!