Free Valpreda E Tutti Gli Altri
(Foto: Flickr)
Blog Dream
Sono rientrato a casa da poco. Ero fuori a scattare alcune foto con la mia fida digitale ai cestini disseminati per strada, alle biciclette semi distrutte abbandonate sulle rastrelliere arrugginite, ai tombini e agli angoli polverosi delle vetrine di uno smart shop in liquidazione. Ho lasciato il computer acceso sul mio account di Flickr in modo da poterle caricare subito e ricevere zero visite/commenti per l’inutilità e lo spreco con cui ammorbo la rete. Ho twitterato per mezz’ora, poi ho tumblrato segnalando le ultime novità in tema di spot pubblicitari anni ’80.
Naturalmente, ho aggiornato il blog per descrivere minuziosamente tutto quello che ho fatto dal momento in cui ho adagiato le natiche sulla sedia di camera mia – corredando il tutto con il solito video di Wassaaah già linkato dal 97,6% della blogosfera perchè “Sono Passati 8 Anni Guarda Come Siamo Cambiati Una Volta Eravamo Delle Persone Meglio”. Poi ho integrato il post con una dura critica nei confronti dei casta-fascisti-ilgiornalismoèmorto-psiconani della Cassazione perchè hanno osato rifiutare le firme prese da Grillo senza seguire la procedura prevista dalla legge fascista sul referendum del 1970. Che si vergognino! Knowledge is FREE!!1!1
Mentre clicco su “Publish”, un pesante tonfo originatosi chissà dove mi fa sobbalzare e il mouse schizza via dalla mia mano, impedendomi la pubblicazione del post1. Sento un rumore agghiacciante provenire dal mio letto, le molle si stritolano le une con le altre, è un seppuku a fin di bene, lo so, uno scricchiolio sinistro monta dai piedi del giaciglio ed arriva sino al poggiatesta, è un tremito poderoso – è la cucitura della mia idiozia nullafacente saltata improvvisamente e miseramente.
Le lenzuola si avviluppano su stesse e si contorcono spaventosamente, elevandosi sempre di più, quasi come un sacchetto della spesa sospinto in cielo dallo scorrere del traffico, e dall’Everest di cotone emerge lentamente, quasi pigramente, una figura enorme, sconfinata, la barba folta e grigio-rossiccia ad incorniciare un bavaglio grande come una vela, due fessure censorie a fissarmi severamente, i capelli umidicci, incollati alla fronte. Un moto di terrore si impadronisce di me: è L’Uomo Col Bavaglio. Nella mia stanza, nel mio letto. E, cosa più grave, ha visto il mio admin panel. Sulla fronte ha intagliato (non so come) qualcosa, una scritta forse: “LEVI, PROVACI ANCORA”.
Non riesco a muovermi. Lui mi fissa ancora. Devo cercare su Google o su Wikipedia il significato di tutto ciò. Continua a fissarmi.
Blog fou
Ehi! Dico a te! Mi senti? Ti pare il modo di crollare così, come un sacco di patate? Ci interrompi il brainstorming, oh my god. Che disgrazia, ma dico, come si fa ad addormentarsi in un bloglager, soprattutto ora che stiamo fightando for your right? Con il wifi fuori di casa, con le chiappe fuori di casa, cazzo, ad incontrare emeriti sconosciuti con cui non hai alcuna affinità se non quella di inondare di merda l’internet pensando di aver qualcosa di interessante da dire, o meglio, pensando che a qualcuno interessi veramente quello che hai da dire? Insomma, svegliati!
Era soltanto un incubo, ma il dormiveglia è altrettanto terrificante. La legge Levi è stata approvata dal Parlamento solo tre ore fa. I primi suicidi si sono registrati a Roma: hanno deciso di farla finita una digital strategist, un esperto di sicurezza e un bidello pedofilo che pensava che la legge abolisse la pedopornografia. Rudy Guede, dal carcere, ha annunciato lo sciopero della fame rendendosi conto che non potrà mai più mettere video dementi su youtube – si, gli stessi video che poi saranno usati dai giornalisti di Repubblica per farne un mostro (extracomunitario). Pannella ha iniziato lo sciopero della fame per solidarietà agli scioperi della fame.
La magistratura di internet ha già rinchiuso tutti i blogger in un campo di concentramento2.
C’è molto smarrimento nella sala centrale del lager in cui mi trovo: molti miei colleghi blogger preferiscono rifugiarsi nel caldo abbraccio dell’eroina, concedersi alla Wii o, extrema ratio, violentarsi con le statuine dei Macchianera Awards. Qualcuno rispolvera Cadillac & Dinosaurs, emulandolo con il Mame. Uno sparuto gruppo di blogger di sesta fascia (i kapò) sta infierendo sul corpo martoriato di una blogstar che non aveva detto nulla a proposito del liberticidio Levi. Gli stupri sono all’ordine del minuto. No Future, come dicevano i Sex Pistols – ora è davvero così. Ci sono riusciti, i politici. Hanno imbavagliato la rete, l’hanno incarcerata e hanno buttato le chiavi.
Ci hanno fatto registrare al ROC, quest’organismo parafascistasignoraggio che ci obbliga a sottostare agli stessi impegni della stampa, altro ganglio del veterofascismo di Stato che noi blogger avevamo iniziato ad abbattere tramite la più totale omologazione al giornalismo più bieco – cioè quello veterofascista di Stato. “I GIORNALISTI CI TEMONO, LUNGA VITA AL CITIZEN JOURNALISM”. Ecco, morto & sepolto. Ci hanno tolto la libertà di mettere gli inutili ads di Google (ragione di vita per migliaia di blog) – le mie 30 visite al giorno mi hanno portato 6,37 € in tre anni, SEI EURO, un pacchetto e mezzo di sigarette o 1/30 di una maglietta de il deboscio.
A nulla è valsa l’esclusione dell’obbligo di registrazione messa nera su bianco nella relazione al progetto di legge:
Nel comma 3 viene espressamente escluso l’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione per i prodotti, come i cosiddetti « blog », che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro.
Ma non era così, almeno non per noi che avevamo ascoltato lo strazio di dolore lanciato dalla blogosfera. Mi avevano detto, all’inizio della fine: “la polizia ti controllerà tutti i post, attento, sposta tutto all’estero dove c’è la libertà e non c’è Berlusconi!!1”. Effettivamente era così. La polizia controllava lo 0,001 % dei blog, e il -0,0000000% della politica italiana era influenzato dai blog. Ho dovuto spostare il server all’estero, ma quando ho detto che i Baustelle fanno musica e che la Canalis è una race traitor le querele mi sono arrivate comunque. La legge aveva già influenzato le menti della magistratura di internet.
Blog macht frei
Sono già passate 7 ore dall’entrata in vigore della legge. Una blogger si avvicina a me, barcollando vistosamente. E’ ubriaca, è flaccida, è suina: della bava giallognola le cola dalla bocca. Mi afferra un braccio, strepita e urla mentre le sue zaffate-fragranza-Calcutta mi fanno quasi svenire: “TI RENDI CONTO? ORA NON POTRO’ PIU’ SCRIVERE LE MIE FALSE AVVENTURE SESSUALI DA FEMMINISTA DELLA TERZA ORA SUL BLOG DI GRUPPO DI 35ENNI DEPRESSE IN MENOPAUSA MA CHE AVEVA 33 LETTORI NEL FEED ED ERA 3587312 SU TECHNORATI!!!1!” La allontano dicendole che Feedburner non è affidabile – per tutta quella storia dei redirect – che anche l’Economist aveva detto che il blogging è morto (ben prima della legge Levi) e che Oriana Fallaci è morta dopo Insciallah. Boom.
(Foto: Flickr)
Mi aggiro allucinato per l’ultima, vera blogfest della nostra vita. Un gruppo di grillini mi ferma: sono esagitati, hanno i vestiti stracciati, ma in fondo ai loro occhi c’è un barlume di speranza, una flebile ma brillante luce di vittoria. La lotta contro i faccisti è stata devastante, ma alla fine cel’hanno fatta. Sono riusciti a dimostrare che la legge Levi intendeva colpire ad personam il blog di Grillo, e che il parlamento fasccista ha innescato questa reazione a catena solo per mettere in atto il killeraggio politico del loro guru. In realtà3 è solo un pretesto per promuovere il V33-Day, prossimamente disponibile in DVD da Mondadori e nelle migliori librerie.
C’è un crocicchio di sediziosi in un angolo. Farneticano. “Se tutti avessero usato Tor, Triangle Boy, server privati all’estero…” ripete sconsolato un blogger. “Ci seppelliranno di querele, lo so, è già successo, adesso che siamo equiparati alla stampa non sarà come prima, quando la giurisprudenza ci equiparava alla stampa!” continua a ripetere un blogger politico. Lo ripete talmente tante volte da racimolare 2 trackback da un sito cinese di spam. Un altro blogger gli si avvicina e comincia a sgranocchiargli un polpaccio: “Dopo… – si lamenta infastidito il blogger politico, facendo un cenno al cannibale – ora devo scrivere il 152° commento personale sul post del NY Times per dissociarmi dal premier su Obama”.
Sento degli strepiti al centro della sala. Qualcuno sventola il piano di rinascita democratico della P2. Delle grida si alzano improvvise: “E’ STATO LA P2, E’ TUTTO SCRITTO LA'”. Una pattuglia di kapò irrompe in mezzo alla folla, che si apre più velocemente della gambe di Belladonna in un porno qualsiasi. Hanno un pacco di calce, dei mattoni e una cazzuola massonica. Dopo qualche ora il lavoro è compiuto. Pare che l’ultimo desiderio degli sventurati fosse stato quello di essere rimossi da Blogbabel, dato che non sarebbero mai più avanzati di carriera: richiesta respinta – il sistema ancora non lo permette, ma dalla prossima versione si potrà fare.
Blog Fallout
Verso la mezzanotte, per tentare una mediazione impossibile, il governo ha mandato nel bloglager un team di giuristi (affiancati da neuropsichiatri) con il preciso compito di delineare il quadro giuridico della norma. Ma i blogger, sempre più infervorati, si sono fissati sulla definizione di prodotto editoriale. “Cosa vuol dire intrattenimento, eh??” / “E formazione? DIVULGAZIONE? BUFFONI!1” / “RICORDATEVI IL GERIATRIC ASSAULT DEL TIMES, OH!1″ / “IL DDL E’ DEL PD, VELTRONI = BERLUSCONI, E’ TUTTA ‘NA PASTA SONO TUTTI UGUALI CASTA PRECARIATO LEGGE BIAGI G8.”
Nella ressa, 3 tumblrari sono fagocitati da un blogger esperto in social networking. Mentre i giuristi continuano a parlare, la mole di post e di link continua a crescere, i liveblogging si aggiornano alla frequenza di 0,8 secondi, il rimando di dati si gonfia ed esplode come Tetsuo in Akira – un vortice digitale inarrestabile, un uragano di dati senza senso che si riversa sulle strade dell’internets. A New Orleans c’è stata una pioggerellina estiva, al confronto.
(Foto: Flickr)
Io me ne sto in disparte. Di fianco a me sta l’Uomo Col Bavaglio. Solo ora mi accorgo che le pareti del lager sono trasparenti, e che tutto il complesso è circondato dalla gente, sono padri di famiglia, lavoratori, studenti e quant’altro, stanno ridendo a crepapelle, si stanno spanciando, rantolano a terra dall’ilarità, incontrollati & incontrollabili. Ancora più in lontananza vedo delle esplosioni, le volute di fumo che vanno a convergere in alto, scolpendo all’orizzonte la familiare sagoma del funghetto atomico. Il cielo è rosso, le colline sono grigie.
Le esplosioni sono sempre più vicine, il loro fragore è attutito dalle mura e dal feroce baccano della sala. Sempre più vicine.
E allora tanto vale aspettare, guardare avanti. E’ così terribilmente divertente.
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Drop the Hate / Commenti (6)
#2
#3
#6
giulia london
Io uso i commenti per fare i complimenti. Quite striking. continua a fare incubi mi raccomando
http://files.splinder.com/b446425efd505762baf759bb471175fe.jpeg
#1
andrea poulain
sono senza parole, suona anche molto autocritica..non abbattiamoci dai..