Alba Dorata È Sempre Stata Una Banda Di Accoltellatori Travestita Da Partito

Pubblicato da Blicero il 10.02.2015

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Qualche giorno fa il nuovo ministro dell’economia greco Yanis Varoufakis, durante l’incontro con il suo omologo tedesco Wolfgang Schäuble, aveva evidenziato i rischi politici che sta correndo la Grecia in questo momento storico. «Quando stasera tornerò nel mio Paese – ha detto Varoufakis – troverò un parlamento in cui il terzo partito non è un partito neonazista, ma nazista».

Il riferimento era ad Alba Dorata, partito che – nonostante gli arresti dei vertici e il procedimento penale iniziato dopo l’omicidio del rapper Pavlos Fyssas, in arte “KillahP”, nel settembre del 2013 – alle ultime elezioni si è confermato al terzo posto con il 6.8% dei voti.

Dopo circa un anno e mezzo di indagini, il 4 febbraio 2015 la Corte d’Appello di Atene, a maggioranza quasi assoluta, ha deciso il rinvio a giudizio del Führer Nikos Michaloliakos, dell’intero gruppo parlamentare neonazista e di altri militanti, per un totale di 72 persone.

Finora, dai documenti giudiziari è uscito un riquadro del partito a dir poco devastante: omicidi, pianificazione di pogrom, aggressioni mirate a migranti e oppositori politici, l’uso sistematico della violenza come pratica politica, l’impiego di squadroni paramilitari, i collegamenti di alcuni deputati con la criminalità organizzata e i legami con la polizia greca e i servizi segreti interni (EYP).

In vista dell’inizio del processo ho quindi sentito l’avvocato Thanassis Kampagiannis, che fa parte del movimento antifascista greco e rappresenterà una delle parti civili nel processo. Kampagiannis inoltre gestisce il sito Jail Golden Dawn, dove raccoglie documenti processuali e molti articoli in greco e altre lingue.

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La Privata Repubblica: Quali sono le accuse principali?

Thanassis Kampagiannis: Quella principale è l’associazione per delinquere, presa da una legge anti-mafia in realtà introdotta nell’ordinamento greco dopo il Trattato di Palermo. In realtà la legge dice che basta solo «l’intenzione» di commettere questo reato; ma non è questo il caso, visto che Alba Dorata ha commesso una quantità enorme di reati per molti anni.

Oltra all’accusa principale, comunque, ci sono 3 o 4 grossi procedimenti su reati diversi – come ad esempio l’omicidio di Pavlos Fyssas (in arte KillahP), l’aggressione ai pescatori egiziani del 12 giugno 2012 e quello ai militanti del KKE (il Partito Comunista greco) a Perama pochi giorni prima dell’assassinio di KillahP. In più, ci sono circa 90 fascicoli,dai quali i procuratori prendono altre prove per l’inchiesta principale.

Leggendo tutto il materiale e i documenti, emerge che Alba Dorata avesse una vera e propria struttura paramilitare parallella all’attività politica. Mi può dire di più su questa struttura?

Questa struttura paramilitare c’è sempre stata dentro Alba Dorata. Quando era un’organizzazione più piccola, i vertici stessi di Alba Dorata – il comitato centrale e il suo consiglio politico – portavano avanti attacchi e aggressioni. C’è sempre stata l’impressione che fossero loro a guidare direttamente le squadre. Nel 1998, ad esempio, c’è stato il caso di “Periandros”, all’epoca il numero due di Alba Dorata, che aveva aggredito tre studenti fuori da un tribunale. “Periandros” aveva inoltre messo in piedi una branca di Alba Dorata chiamata «Aquila d’oro» (Golden Eagle) che faceva azioni del genere.

Dopo il 2012, quando sono entrati in Parlamento e avevano bisogno di dotarsi di una struttura politica formale nei quartieri di Atene e altrove, il partito ha impiantato squadracce e «battaglioni» nelle sezioni locali. In queste c’erano circa cinque responsabili – il Führer locale, il segretario amministrativo, il responsabile delle azioni politiche e il responsabile dell’addestramento ideologico. In realtà, il responsabile delle azioni politiche era quello che allestiva i battaglioni con il pretesto della security delle sezioni; e quello dell’addestramento non si limitava all’ideologia, ma si occupava dell’allenamento fisico – ad esempio tramite i campi estivi – e dell’arruolamento di giovani e militanti.

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Le persone che commettevano le aggressioni erano quelle formalmente deputate alla security delle sezioni. In realtà, come si è poi venuto a sapere, facevano parte dei battaglioni militarizzati, che sono la vera essenza di Alba Dorata. L’attività politica – come la distribuzione di volantini e del cibo “solo per greci” – era solo di facciata.

Quindi KillahP è stato ucciso da uno di questi battaglioni?

Certamente, le persone che hanno ucciso Fyssas facevano parte del battaglione locale di Nikaia – è tutto provato, abbiamo le liste. Non era una lite finita male, come si era detto all’inizio: era un omicidio mirato, pensato e organizzato da una struttura gerarchica. Nel settembre del 2013, infatti, Alba Dorata stava espandendo le sue attività, specialmente a Perama. L’organizzazione aveva anche allestito dei sindacati su richiesta degli armatori locali, e voleva dimostrare di avere il controllo totale del territorio.

Durante le varie perquisizioni sono stati trovate molte armi, anche pesanti.

All’inizio i media hanno parlato molto di armi pesanti, come ad esempio Kalashnikov e fucili. Ma l’arma principale che usano i membri di Alba Dorata sono indubbiamente i coltelli. Se si dovesse spiegare cos’è Alba Dorata, allora bisognerebbe definirla come una banda di accoltellatori.

Quando la polizia è andata a perquisire le case di alcuni militanti di Alba Dorata dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, ci siamo potuti fare un’idea dell’armamentario del militante medio del partito: coltelli, mazze, tirapugni e pistole di piccolo calibro o ad aria compressa.

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Tra le foto sequestrate dagli hard disk ci sono comunque foto con molte più armi, anche pesanti. Tuttavia, la maggior parte di queste armi non è mai stata trovata. La spiegazione è semplice: tra l’omicidio di Fyssas e i primi arresti sono passati circa dieci giorni. Quindi c’è stato tutto il tempo di nascondere le armi e inquinare le prove.

Quali sono, o erano, i canali di finanziamento di Alba Dorata?

Dopo il 2012 Alba Dorata non ha avuto problemi di finanziamento, visto che riceveva il finanziamento pubblico ai partiti e aveva 18 parlamentari, con tutti i benefici che ne derivano.

Per il resto, sappiamo che c’erano esponenti della vecchia estrema destra greca collegati a persone che avevano soldi – ad esempio con gli armatori – e finanziavano Alba Dorata. Tra gli anni ’80 e ’90, Alba Dorata organizzava i suoi ritrovi in un hotel, chiamato «Caravel», il cui proprietario è un noto armatore che aveva avuto legami con il regime dei colonnelli.

A livello di strada, diciamo, è anche emerso che alcuni membri di Alba Dorata – tra cui spicca il deputato Christos Rigas – hanno avuto contatti con il crimine organizzato.

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A seguito dell’ingresso in Parlamento, comunque, Alba Dorata ha cercato di strutturare meglio i proprio canali di finanziamento. Un esempio è quanto successo con il pestaggio dei pescatori egiziani. Quest’ultimi non si limitavano più a pescare, ma avevano iniziato a vendere il pesce a Perama. Questa mossa aveva fatto infuriare i commercianti greci, che a quel punto avevano bisogno di un’organizzazione come Alba Dorata per terrorizzare i pescatori egiziani. E questa richiesta di «protezione» significa soldi, supporto politico, e sostegno per le attività pubbliche del partito. Non c’è bisogno di usare i propri fondi, insomma.

Un altro modo di creare un network politico-criminale è la «presa» di Agios Panteleimonas, un quartiere di Atene con forte concentrazione di migranti. Qui Alba Dorata ha creato dei comitati di quartiere fasulli in modo da controllare il territorio, ha offerto «protezione» ai residenti, ha attaccato i negozi degli immigrati e ha collaborato con il commissariato di polizia della zona.

A questo proposito: quanto sono profondi i legami tra la polizia e Alba Dorata?

In realtà i legami tra la polizia e l’estrema destra in Grecia sono molto risalenti, e bisogna partire dagli anni ’40, dalla guerra civile. Dopo la fine di quest’ultima, l’estrema destra era diventata una parte organica del meccanismo statale greco – non si trattava di una questione di «infiltrazione», ma proprio di organicità. Per affermare la sua autorità, lo Stato aveva bisogno di usare formazioni paramilitari di estrema destra – inclusi i collaborazionisti dei nazisti – contro la sinistra.

Questo aveva iniziato a cambiare un po’ all’inizio degli anni ’60; ma il cambiamento venne spazzato via dalla Junta militare che prese il potere nel 1967. Dopo la caduta del regime, tuttavia, lo Stato non è mai stato ripulito dai suoi elementi fascisti, che pur di esercitare ancora la propria influenza hanno accettato una riduzione del loro peso politico durante gli anni ’80 e il dominio del Pasok.

Negli anni ’90 si è avuta una revivescenza dell’interconnessione tra lo Stato e i suoi elementi fascisti. All’inizio del decennio, infatti, la gestione del grande flusso migratorio proveniente dall’Albania era stata quasi interamente delegata alla polizia. In un certo senso, lo Stato ha iniziato a ricordarsi di cosa vuol dire trattare una parte della popolazione come degli «illegali» o direttamente dei nemici. E lo stesso, più o meno, è successo dopo l’11 settembre 2001 e l’introduzione della nuova legislazione anti-terrorismo, e durante (e dopo) la rivolta del 2008 ad Atene.

Questo, insomma, è il melting pot che ha permesso l’intervento politico di un’organizzazione nazista nella polizia. L’esperimento di Agios Panteleimonas è piuttosto indicativo: usando il razzismo e la protezione della polizia, Alba Dorata è riuscita a sottrarre una fetta di territorio al controllo dello Stato.

In un certo senso, Alba Dorata potrebbe essere definito come un partito parastatale.

Non sono del tutto d’accordo con la definizione di «parastato». Il fascismo non è semplicemente un «parastato», ma ha degli obiettivi precisi. Fondare un partito fascista significa costruire un qualcosa che è fuori dai meccanismi statali, anche se ha enormi collegamenti al suo interno.

La polizia comunque ha certamento usato Alba Dorata. Qualche anno fa, un alto dirigente della polizia dichiarò che il compito delle forze dell’ordine greche era quello di “rendere un inferno la vita degli immigrati irregolari”. Ecco: se da poliziotto lavori in un commissariato come quello di Agios Pantaleimonas, allora tendi a vedere i battaglioni di Alba Dorata non come nemici, ma come alleati.

Certi giornalisti greci hanno parlato di una specie di «strategia della tensione» all’italiana portata avanti da Alba Dorata negli ultimi anni. Secondo lei è così?

Credo che dopo il 2008 si possa dire che questo era l’obiettivo di Alba Dorata. Oltre ai collegamenti con i partiti neofascisti italiani di adesso, alcuni membri di Alba Dorata hanno studiato in Italia e ci sono legami con il vostro paese che risalgono almeno agli anni ’70.

Sicuramente la strategia della tensione è un riferimento politico e ideologico: fa parte del loro modo di pensare e di come vedono il mondo. Diciamo che per loro l’eversione nera è l’equivalente di quello che rappresenta la rivolta del Politecnico per una persona di sinistra.

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A questo proposito, cosa ne pensa dell’omicidio dei due militanti di Alba Dorata – George Foundoulis e Manolis Kapelonis – del 1 novembre 2013, rivendicato dal gruppo terroristico «Potenze Rivoluzionarie Combattenti Popolari»?

Questo è un episodio molto oscuro. Sono però convinto che queste persone siano perfettamente in grado di organizzarsi una cosa del genere. Come già detto in precedenza, alcuni membri di Alba Dorata erano in contatto – o facevano direttamente parte – di un certo sottobosco  criminale. E le modalità di questo doppio omicidio assomigliano più a quelle impiegate dalla mafia che dal terrorismo politico di estrema sinistra, che lavora in modo diverso.

Non sono mai stati trovati i colpevoli, del resto. E recentemente la polizia ha ammesso di essere a un punto morto delle indagini.

La polizia aveva trovato quello che era indicato come il principale sospettato, che tuttavia è stato ucciso in una guerra di mafia tra due organizzazioni criminali greche. Si dice che il nuovo terrorismo di sinistra abbia dei collegamenti con la criminalità organizzata – ma anche Alba Dorata, come visto, ce li ha. Insomma, tutto può essere.

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Tuttavia, i genitori di uno dei due albadorati uccisi hanno fatto causa al partito per evitare che l’immagine del figlio sia usata a fini di propaganda politica. Nelle dichiarazioni che hanno fatto implicano un collegamento tra Alba Dorata e l’omicidio del figlio.

Tornando al processo contro Alba Dorata, ritiene che ci sono abbastanza prove per arrivare ad una condanna?

Sì, assolutamente. Alba Dorata ha fatto parecchia propaganda sul fatto che non ci siano abbastanza prove, e anche da sinistra si sono sentite certe argomenzioni. Naturalmente molte persone a sinistra sono scettiche sullo Stato – e non hanno nemmeno tutti i torti.

Insomma, non tutta l’opinione pubblica ha contrastato efficacemente la propaganda di Alba Dorata. La nostra iniziativa cerca dunque di colmare questo vuoto. Il movimento antifascista e antirazzista deve intervenire a ogni livello: sulle strade, con le manifestazioni, nelle istituzioni politiche e nei tribunali.

Secondo lei, con Syriza al governo sarà più facile condannare Alba Dorata?

Non necessariamente. Certamente sono contento che non ci sia più il governo precedente – che tra l’altro aveva connessioni politiche con Alba Dorata, vedi il caso Baltakos – ma bisogna comunque fare pressione su questo nuovo governo.

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Se i giudici hanno l’impressione che c’è un movimento d’opinione che tiene alta l’attenzione su questo procedimento, allora credo che saranno praticamente “obbligati” a prendere in seria considerazione una condanna. Se tuttavia non c’è tutta questa attenzione, se non ci sono le parti civili nel processo, allora è perfettamente possibile che Alba Dorata la faccia franca, ancora una volta.

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(Questo articolo è stato pubblicato in versione ridotta anche su il manifesto.)

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