Come Seviziare L’Articolo Quattro

Pubblicato da Blicero il 12.09.2012

Se vi chiedessero di rinunciare al lavoro per avere indietro i soldi che vi spettano, oppure di rinunciare ai soldi che vi spettano per avere la possibilità di un lavoro, cosa fareste? Sembra un doppio sogno bagnato targato Fornero & Martone, eppure è successo veramente.

A Mantova, 150 precari della scuola erano stati esclusi dalle nomine per aver ottenuto in via giudiziale il pagamento di tutti gli arretrati relativi agli anni di attività svolti a tempo determinato. Cioè per aver ottenuto quello che spettava loro di diritto. Per tornare in graduatoria e (forse) ottenere una nomina, tutti questi 150 precari sono stati penosamente costretti a sfilare in provveditorato, firmare la concilazione e rinunciare ad un diritto.

Tra queste persone c’è un’insegnante, madre di una bambina di tre anni, che è pronta a restituire 16mila euro pur di non essere esclusa. E c’è anche una professoressa precaria che toglie il mandato all’avvocato e si sfoga con la Gazzetta di Mantova: “Devo salvaguardare la mia posizione. Sono convinta che siamo nella ragione e che sto vigliaccamente cedendo a un ricatto. I soldi che ho ricevuto hanno solo portato delle rogne e sono veramente stanca. Oggi andrò a firmare la conciliazione”.

Ma come si è arrivati a questo punto? Semplice: con il solito mix di malafede, sfruttamento, ritardo strutturale della politica, aggiramento delle norme comunitarie, esposti e interventi della magistratura. La cronaca del quotidiano locale sul punto è piuttosto esplicativa.

Il giudice, lo ricordiamo, aveva decretato la nullità dei contratti a termine sulla base della normativa europea che ne vieta la reiterazione su posti vacanti e il ministero aveva potuto aggirare l’ostacolo, perché lo Stato italiano non aveva mai recepito quella normativa, prevalente su quella nazionale. I contratti a termine prorogati erano stati dunque dichiarati illegittimi. E il giudice Susanna Mantovani aveva anche condannato il ministero a risarcire il danno. E siccome la media degli arretrati era di 14mila euro, moltiplicato per sessanta, si arrivava a sfiorare il milione di euro. Somma per la quale era stato ipotizzato anche un pignoramento alla Banca d’Italia. Somma che invece ora, sta per essere completamente restituita. Per poter lavorare.

Nell’ambito di una vertenza a Onara di Tombolo (provincia di Padova), invece, è successo l’esatto contrario. A fine luglio Armando Bizzotto, titolare della Bfc Autotrasporti, decide unilateralmente la cessazione dell’attività. I 60 dipendenti della Bfc, senza stipendio da dieci mesi, decidono di occupare l’azienda. Il 21 agosto, improvvisamente, appaiono nel piazzale dell’azienda alcuni tir chiamati dalla Bfc in conto terzi che vogliono effettuare il carico/scarico delle merci. Viene organizzato subito un picchetto, la tensione esplode e arrivano i carabinieri a sedare il tutto.

Insomma, per recupere i salari arretrati, gli assegni d’indennità dell’Inps e il Tfr (in tutto 1 milione e 300mila euro), ai lavoratori non resta che una via: quella di essere licenziati e perdere il lavoro. Il segretario della Filt-Cgil Romeo Barutta commenta sul Mattino di Padova l’accordo raggiunto con il proprietario (che per ora verserà un acconto di 150mila euro): “Quella di andare alla richiesta della cessata attività per i lavoratori è stata una scelta dolorosa, ma necessaria. Purtroppo è l’unico modo per recuperare il 1.300.000 euro che i dipendenti avanzano tra gli stipendi arretrati e il Tfr. Bizzotto, poi, non si è comportato bene. Sino ad oggi ha spesso fatto il doppio gioco e le ha tentate tutte pur di non venire incontro alle nostre richieste”.

Ricordate cosa disse il ministro Elsa Fornero al Wall Street Journal?

Tutti, non solo i lavoratori, devono capire e cambiare. Questo include i giovani, che devono sapere che un posto di lavoro non è qualcosa che si ottiene di diritto, ma qualcosa che si conquista, per la quale si lotta e per la quale si possono anche fare dei sacrifici.

Bene, le storie dei precari di Mantova e dei lavoratori di Tombolo dimostrano quale sia la reale portata delle parole “conquista”, “lotta” e “sacrifici”. Perché nel 2012 il lavoro (quello che è rimasto, almeno) si sta riducendo a questo: un ricatto perenne, un gorgo di rassegnazione e disperazione, una continua disposizione di diritti e una carcassa spolpata che i pusher dell'”ingegneria sociale” e del “cambiamento culturale” stanno finendo di sciogliere nell’acido.

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Drop the Hate / Commenti (4)

#1

El_Pinta
Rilasciato il 12.09.12

Dev’essere davvero contento Marchionne a vedere come il suo metodo di risolvere le vertenze di lavoro col ricatto abbia fatto scuola

#2

L.
Rilasciato il 12.09.12

Uno dei punti focali della Riforma del Lavoro è l’adeguamento della disciplina del licenziamento alle mutate esigenze del contesto economico e sociale.

Ma qua vale tutto!

#3

a tombolo
Rilasciato il 13.09.12

xe drio ‘ndare tuto in vaca

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