The Great Whine In The Sky
Mentre sulla blogosfera italiana c’è stato l’ennesimo, appassionante dibattito sui blog (“i blog sono morti!”, “no, sono vivi! ma non ti ci paghi l’affitto”, “sono solo un passatempo!”, “ehi, il mondo là fuori non si accorge di noi!”), un post del giornalista/scrittore Mark Ames pubblicato su exiledonline.com veniva ripreso da alcune televisioni indiane e scatenava una serie di rivolte che hanno portato all’arresto di 185 persone. E questa volta non è servito un ghigno idiota sopra una maglietta con le vignette su Maometto davanti alle telecamere: è bastato un blog.
L’articolo in questione, di qualche mese fa, speculava sulla strana morte (dovuta ad un incidente in elicottero) di Y.S. Rajasekhara Reddy, politico di spicco della regione dell’Andra Pradesh. Secondo Ames, le cause della scomparsa andrebbero ricercate nella recente opposizione di Reddy allo strapotere economico-energetico dei fratelli Ambani, da un po’ di tempo impegnati in una lotta fratricida che sta togliendo risorse naturali e occupazione alla popolazione locale. I lavoratori di Reliance, una compagnia di media controllata dagli Ambani, sentendosi leggermente presi per i fondelli, hanno deciso di scendere in strada e protestare.
E tutto questo sempre mentre i bloggheristi nostrani discettavano di parallelismo della rete rispetto alla realtà e altre amenità del genere. Ames – uno che cammina ancora con le sue gambe dopo che l’FSB russo ha chiuso l’anno scorso il giornale satirico/d’inchiesta “The eXile” da lui fondato nel 1997 – ha dimostrato (e dimostra) che se uno ha qualità, palle e qualcosa di interessante da dire il “mondo là fuori” se ne accorge. Anche se si scrive solo sul web.
Karl Kraus diceva che i giornalisti “scrivono perché non hanno niente da dire, e hanno qualcosa da dire perché scrivono”. Purtroppo, o perfortuna, non aveva ancora conosciuto i blogger italiani.
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