La Privata Repubblica

È allarme sul pianeta Internets. Nelle ultime 48 ore il giornalismo italiano si è accorto che il luccicoso World Wide Web (lo stesso che ha rovesciato Mubarak e Gheddafi donando la libertà ai popoli dell’Africa!) è in realtà una landa desolata alla Mad Max popolata & funestata da esseri abietti, rozzi, volgari – energumeni maleodoranti che insultano chiunque, si abbeverano da catini ripieni di sangue e interiora di mucca e scorrazzano impuniti alla ricerca di improbabili fotomontaggi “porno” della Presidente della Camera.

La situazione è talmente grave che il Consiglio Supremo dei Giornaloni ha deciso di scagliare contro i barbari l’arma più raffinata e letale che ci sia in circolazione: Beppe Severgnini.

Riferendosi alle «minacce di morte, di stupro, di sodomia, di tortura» rivolte a Laura Boldrini – e dolorosamente denunziate da Concita De Gregorio su Repubblica di ieri – Severgnini impallina con parole nitide e ponderate la deriva del Web italiano:

Questa non è libertà: è sopraffazione. Impedire queste cose non è censura: è buon senso. Smettiamola di considerare il web come il luogo franco dove tutto è lecito: offendere, minacciare, ricattare, vomitare insulti. Lo abbiamo fatto con gli stadi di calcio, e abbiamo visto com’è finita.

È finita più o meno così.

Proseguendo nel suo j’accuse, Severgnini si trasforma in uno scudo umano e deflette le pallottole che piovono quotidianamente sul corpo martoriato dell’Internets.

Internet è troppo importante perché una minoranza di predoni, camuffati da libertari, possa rovinarla. Perché questo avverrà, se andiamo avanti così. Qualcuno invocherà leggi speciali: e arriveranno.

Qual è il modo migliore di difendere la libertà online? Ovviamente quello di restringerla. Perché ce lo chiede il buon senso, dopotutto: l’Internet deve diventare un assise di liberal in cui prevalgono monocoli, tube, panciotti, chiome imbrillantinate, tazze di tè e discussioni illuminate su diritti dell’uomo e ritrovamenti di boa a Manhattan.

Un po’ com’era una volta, insomma, quando il discorso pubblico era esclusivamente riservato a «giornalisti, autori, conduttori televisivi e radiofonici», gli unici titolati a «far conoscere le proprie opinioni al pubblico».

Oggi, invece, è tutto diverso. Oggi, signora mia,

Tutti possono dire tutto a tutti, in ogni momento e da ogni luogo. Ma devono ricordare: un grande potere comporta una grande responsabilità. L’offesa, invece, sta diventando consuetudine.

Sebbene ci sia la Crisi – avverte Severgnini caricando la penna con il Sacro Fuoco Dell’Indignazione – «non bisogna concedere attenuanti alla violenza», neppure a quella «verbale». Questa non è libertà:

è un ritorno all’età della pietra. Ma un urlo dalla caverna arrivava a venti metri; un tweet minaccioso parte dal nostro tavolo e fa il giro del mondo. […] Firmarsi @odioilmondo non consente di scrivere «Vi devono ammazzare tutti!». Non è solo una frase idiota, disumana e odiosa. È apologia di reato e istigazione a delinquere (art. 414 codice penale).

Fortunatamente, dice Severgnigni, la Battaglia Per Umanizzare L’Internets può essere vinta. Ce la possiamo fare, sì.

Scrive Beppe:

Gli irresponsabili del web, quasi sempre nascosti dietro l’anonimato, sono solo una minoranza chiassosa. Chi ha cuore la libertà della rete – quella vera – intervenga prima che sia tardi. Ricordando agli interessati che scherzano col fuoco.

Già. Il monito finale di Beppe è la struggente opera di un formidabile genio:

Minacciare, insultare o diffamare sul web non è un’attenuante, ripeto. È un’aggravante, invece. Perché il web è potente, geniale, libero, egualitario. Sporcarlo è un una vergogna, non soltanto un errore.

Raccogliete la vostra merda che lasciate in giro per i marciapiedi del web, Mestatori dell’Internet. Qui non vi vogliamo. E preparatevi: il vostro tempo sta per finire.

Poi, quando avranno finito con voi, i vari Beppe Severgnini & co. potranno finalmente tornare a dedicarsi al loro passatempo preferito, quello per cui hanno sempre lottato, la loro autentica ragione di vita.

Ossia travestirsi da buffoni e scalare gli immensi grattacieli della Realtà con il docile elefante delle Cazzate.