Paura, Manganelli E Delirio A #Portanuova
(Foto tratta da Repubblica.it.)
Sono circa le ore 20 del 25 febbraio 2012 alla stazione Porta Nuova di Torino quando, stando ad un’agenzia, “un gruppo di 300 antagonisti che erano arrivati alla stazione di Torino dalla val di Susa dopo la manifestazione sono stati fermati da alcuni addetti del personale ferroviario che hanno chiesto loro il biglietto del treno, visto che erano diretti a Milano”. Siccome alcuni di questi “antagonisti” erano senza biglietto, la Polizia Ferroviaria (diretta da Spartaco Mortola, questore di Torino ed ex dirigente Digos al G8 di Genova) interviene per fermare il “lancio di pietre e petardi contro gli agenti”. Si parla poi di occupazione di binari, disagi alla circolazione ferroviaria, poliziotti feriti agli occhi e addirittura “bombe carta e pietre” tirate contro l’ambulanza venuta a soccorrere l’agente. Alle 21-21.30 torna la calma e i manifestanti No Tav, dopo essere stati opportunamente identificati, sono finalmente liberi di salire sul treno e andare via.
Ma è andata veramente così? Alcune testimonianze sur place descrivono uno scenario completamente differente fatto di “cariche a freddo”, lacrimogeni, granate stordenti e manganellate. Stefania, una manifestante di 46 anni, racconta a Paese Sera:
Si è formato un grande gruppo al binario 20 della stazione dove le persone che dovevano salire sul treno per Milano si sono trovate davanti una barriera di celerini in tenuta antisommossa. Non facevano passare nessuno, dicendo che non poteva salire chi non aveva il biglietto, ma molti lo avevano e non potevano passare comunque. I manifestanti si sono messi a cantare qualche slogan, tipo ‘ Liberi tutti’, senza insulti né provocazioni, qualcuno si è avvicinato ai poliziotti per chiedere spiegazioni, ma questi hanno iniziato a caricare all’improvviso e manganellare. Abbiamo visto un ragazzo per terra con la testa spaccata”.
A Porta Nuova era presente anche Giorgio Cremaschi, portavoce nazionale del Comitato No Debito. Questa la sua versione:
Ero sul treno delle 19,50 per Milano e ho assistito a delle azioni assolutamente ingiustificate e ingiustificabili delle forze dell’ordine che, a un certo punto, parevano avere perso completamente la testa arrivando a prendere manganellate, oltre che le persone, i finestrini del treno.
A corroborare tale scenario concorre la testimonianza di una donna (colpita da due manganellate alla testa), anch’ella presente alla stazione di Torino:
Dopo la manifestazione che è stata bellissima e partecipata, senza incidenti e niente, abbiamo accompagnato i compagni al treno per Milano. Lì c’era già la polizia che aspettava dicendo che non si poteva salire sul treno perché non si era pagato il biglietto. Sapendo che invece i ragazzi stamattina avevano concordato l’andata e il ritorno direttamente da Milano, anch’io sono andata lì per dirglielo. In quel momento io ero girata di spalle e i poliziotti caricano all’improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse. Io sono caduta per terra e sono stata manganellata – ma quello è il meno. Mi rialzo e vedo davanti a me un compagno con la testa completamente spaccata e il sangue che gli colava sulla faccia. A quel punto mi sono chiesta se questo era veramente il mio Paese.
Dopo la prima carica, la polizia forma un varco per lasciar passare i manifestanti. Il racconto della donna prosegue così:
I compagni di Milano andavano verso i vagoni quando da dietro è partita una carica terribile…veramente, li hanno massacrati. Massacrati. Poi ci hanno chiuso in cerchio, siamo rimasti lì e hanno continuato a picchiare anche un altro ragazzo solo perché in un momento di rabbia si è rifiutato di dargli i documenti. L’hanno sbattuto contro la vetrata ed è stato lì fermo.
Considerando il fatto che la manifestazione in Val di Susa era stata assolutamente pacifica, che bisogno c’era di schierare il reparto mobile nella stazione di Torino? Qual è la ratio dietro la massiccia presenza di agenti in tenuta antisommossa, a giornata praticamente conclusa?
Il saggio Polizia e protesta. L’ordine pubblico dalla Liberazione ai «no global» (2003) di Donatella Della Porta e Herbert Reiter fornisce un’ottima chiave di lettura per capire quello che è successo alla stazione. Nel libro si legge che i poliziotti “sono inclini a vedersi circondati da un mondo ostile, una tendenza che, soprattutto se sommata agli effetti di una organizzazione militarizzata (per esempio l’essere confinati in una caserma), può portare all’isolamento dalla società e, in reazione a questo, a forte spirito di corpo, oltre che a sentimenti aggressivi verso coloro che sono percepiti come “diversi” o, comunque, critici della polizia stessa”. Questi aspetti della cultura professionale della polizia, pertanto, “hanno ripercussioni importanti sul protest policing soprattutto perché la maggior parte degli interventi della polizia continua a essere provocata più da momenti situazionali, da pregiudizi e stereotipi, che da una trasposizione burocratica di regole ben definite”.
Attraverso l’esperienza ed il proprio operato, inoltre, la polizia si crea immagini complesse dei manifestanti. Di solito viene formulata una distinzione tra manifestanti “buoni” e “cattivi” – distinzione che parte dalla concezione “di una protesta legittima e anche delle aspettative sul comportamento dei manifestanti”. La polizia tende anche ad essere dotata di “una memoria da elefante”:
L’impressione di essere stata “battuta” avrà conseguenze all’interno della polizia che vanno oltre reazioni immediate come la promessa di vendicarsi, estendendosi a cambiamenti tattici e strutturali.
In merito ai No Tav, i fatti violenti del 3 luglio 2011 (e/o altre occasioni di scontro) hanno probabilmente comportato un radicamento della convinzione della pretesa “illegittimità” della protesta contro l’alta velocità.
(Foto tratta dal profilo Facebook di Sinistra Critica Milano.)
Nel “sapere della polizia”1, i militanti No Tav sono spesso e volentieri considerati dei troublemaker, una minoranza facinorosa e violenta con cui non ci sono margini di negoziato o trattativa. Quanto avvenuto ieri sera a Porta Nuova2 è la palese dimostrazione di quello che Della Porta e Reiter chiamano approccio “selettivo”: quando la polizia non riconosce “legittimità politica” a determinati gruppi di protesta, l’intervento coercitivo è visto come l’unico rimedio per “isolare il potenziale di disturbo”.
Il punto è che, come riconosce un poliziotto intervistato dai due autori, gli interventi coercitivi presentano sempre e comunque dei rischi:
Quando si riesce a contenere l’ordine pubblico, allora l’ordine pubblico contenuto non è motivo di notizia. Quando invece l’ordine pubblico non è contenuto, o per colpa nostra, o perché i motivi della contestazione sono particolarmente alti, allora in quel caso lì, se c’è l’ordine pubblico, tafferugli, contatti, violenza, in quei casi lì si va finire oltre che sui rotocalchi, anche a inchieste ministeriali, si va a finire che i partiti politici fanno interpellanze parlamentari e ministeriali. Ci sono sempre delle conseguenze.
È evidente che ieri sera Mortola e altri dirigenti non si sono minimamente preoccupati delle conseguenze. E non è di certo la prima volta che succede.
EDIT delle 15.49: Nel video qui sotto si possono ammirare, in tutta la loro limpidezza, le cariche della PS.
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Drop the Hate / Commenti (7)
#3
Di TAV, No-TAV e balle di propaganda. | kowapaolo
[…] E non è cambiato nulla. Al termine della manifestazione del 25 febbraio 2012 ci sono stati gli scontri alla stazione Porta Nuova di Torino, a dimostrazione che le botte arrivano sia che si decida di manifestare in maniera completamente […]
#4
Alex Dubcheck
Ma se, a ben pensare, c’è sempre stata una «emergenza democratica»,
è proprio perché la «normalità democratica»
in grado di garantire libertà e benessere per tutti non può esistere.
#5
Alex Dubcheck
Durante il corteo del 25 febbraio in valle è stato distribuito questo volantino,
a mio parere molto bello.
Riporto qui il link al testo
http://informa-azione.info/no_tav_tutto_il_mondo_in_un_frammento
#7
Vomito & Lacrimogeni: La Protesta #NoTav Secondo La Polizia | La Privata Repubblica
[…] giornata è stato un disastro su tutta la linea. Nel saggio Polizia e protesta, un poliziotto si esprime così sui rischi connessi alla gestione puramente coercitiva della protesta: Quando si riesce a contenere […]
#1
balco pollon
c’erano anche i carabinieri, per la precisone, si vedono passare al 2′ 32″ del video della signora colpita intervistata a porta nuova.