La Vita Prima Di YouTube

Pubblicato da Blicero il 1.09.2008

YouTube: porto d’approdo per lip-syncer, cantanti di karaoke, appassionati di treni, osservatori di volatili, skateboarders, hip hopper, piccole federazioni di wrestling, maestri, femministe della terza ora, chiese, parenti orgogliosi, poeti slam, giocatori, attivisti per i diritti umani, hobbysti. Ogni minuto vengono caricate dieci ore di nuovi contenuti. Da dove arriva tutto questo materiale?

C’è molto di innovativo in Youtube, ma al contempo c’è molto di vecchio. Negli ultimi decenni, l’emersione della cultura “Fai-Da-Te” di ogni tipo ha dissodato il terreno per il il rapido abbraccio, l’adozione subitanea e l’uso disparato dei nuovi media. YouTube, partendo dal nulla, in un paio d’anni è arrivato all’ubiquità culturale poichè già sapevamo come utilizzarlo.

Fra i suoi predecessori ci sono i magazine dell’avanguardia politica e culturale degli anni Settanta e Ottanta, strettamente legati alla crescita del punk e alla nascita del femminismo “Riot Grrl”, che facevano parte anche di una più risalente storia di pubblicazioni amatoriali; nel caso della comunità di appassionati di fantascienza, addirittura sino agli anni Venti del secolo scorso. Questi impulsi FDT (“Fai-da-te”) o FIA (“Fai-insieme-ad-altri”) si sono propagati dalle riviste cartacee e sono arrivati alla produzione di cassette e video amatoriali.

La cybercultura moderna affonda le sue radici negli anni Sessanta, cioè l’epoca delle “radio popolari”, del video-attivismo embrionale, dei quotidiani underground e dei fumetti – sforzi tutti diretti ad usare strumenti mediatici a basso costo ed esperimenti rivolti a fini alternativi.

Molti, tra i primi cittadini della rete, hanno esplicitamente assimilato il valore della cultura partecipativa. Questi pionieri utopistici non considerano gli utenti amatoriali di YouTube alla stregua di ragazzini senza cervello, ma piuttosto come la realizzazione di tutte le loro speranze e l’avveramento delle loro previsioni.

La retorica della “rivoluzione digitale” ritiene che i nuovi media debbano rimpiazzare i vecchi. Ma YouTube esemplifica ciò che Henry Jenkins chiama la “cultura convergente”, con le sue complesse interazioni e collaborazioni tra i media commerciali e quelli grassroot1

YouTube non cambia tanto le le condizioni della produzione, quanto piuttosto altera i contesti della circolazione e delle recezione. I prodotti amatoriali, di attivisti e d’avanguardia ora possono raggiungere un pubblico più vasto. Tuttavia, molti dei primi sostenitori sono scettici sul fatto che una società commerciale come YouTube possa veramente promuovere politiche alternative. Se vogliamo vedere una cultura più democratica abbiamo bisogno – dicono loro – di soluzioni anti-commerciali, di una maggiore diversità tra i partecipanti ed infine di un dibattito più costruttivo su quale prodotto viene visto e su com’è valutato.

Ma, come dice Ethan Zuckerman, fondatore di Geekcorp, qualsiasi media che è sufficientemente potente da permettere la distribuzione di immagini di gattini può anche essere usato, sotto la giusta prospettiva, per far cadere un governo.

Ora come ora, le persone stanno imparando a produrre, condividere e far circolare i contenuti: quello che viene dopo dipende da noi. Con Youtube ci sono infinite possibilità per chiunque di realizzare prodotti creativi e nuove idee, senza il bisogno di una guida d’avanguardia, di un filtraggio professionale o di un controllo istituzionale. La cosiddetta “lunga coda” del contenuto autoprodotto è accessibile a chiunque sia vicino ad un terminale di computer.

Mentre molte persone sono in grado di leggere, poche pubblicano su carta. In questo modo, i contributi attivi alla scienza, al giornalismo e addirittura alla scrittura sono stati appannaggio di elite di esperti, laddove la maggior parte della popolazione si trova alla prese con l’intrattenimento usa e getta. Ma Internet non distingue tra grado d’istruzione e pubblicazione. Ora stiamo entrando in un nuovo tipo di alfabetizzazione digitale, dove ognuno è un editore e dove l’intera popolazione ha l’opportunità sia di contribuire che di consumare.

Certo: possiamo usare internet per sognare ad occhi aperti, fare monellate e perdere tempo, ma è ugualmente possibile muoversi su un altro livello di funzionalità, con altri propositi, tra i quali appunto la scienza, il giornalismo ed i lavori di fantasia. Tutte queste cose si possono già trovare su Youtube.

Se pensiamo che dietro YouTube non ci sia una storia, dovremmo cancellare le politiche che stavano dietro a quelle battaglie per preparare la via, e potremmo arrivare ad accettare molto meno di quanto ci stavamo aspettando, o di quanto sarebbe possibile se partecipassimo.

Solo avendo ben in mente quello che è successo in precedenza avremo le basi per giudicare quanto a dovere Youtube stia servendo la causa della cultura partecipativa e della crescita di conoscenza tra gli strati della società. Potremo anche trovare aperture per “una critica, un obiettivo, una comunità ed un contesto” del tipo che ha motivato i primi fautori del FDT.

Come dicono in Matrix: “Non so come sarà il futuro. Non sono venuto qui a dirti come andrà a finire. Sono venuto qui a dirti come inizierà.”

(Traduzione dall’articolo originale “What Happened Before YouTube?“, tratto dal blog di Henry Jenkins.)

  1. Dal Glossario di “Cultura Convergente“: Grassroots convergence:

    Il flusso di contenuti mediatici informale e talvolta non autorizzato. Esso si sviluppa nel momento in cui diventa facile per i consumatori annotare, modificare, espropriare e ridistribuire un contenuto mediatico. []

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Drop the Hate / Commenti (1)

#1

eugenio
Rilasciato il 07.09.08

La tesi è senza dubbio corretta o quantomeno molto convincente, rimane pero’ il dubbio che il discorso lo si possa applicare tale e quale alla rete in generale e non solo a youtube in particolare.

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