Il Paese Dei Neputin
Esiste un paese in cui Vladimir Putin è sicuro di non prendere il 100% alle prossime elezioni presidenziali. È Bisert’, 108 chilometri da Ekaterinburg, regione di Sverdlovsk, profonda Russia. Il borgo sembra la fotocopia della Char’kov di “Eddy-baby ti amo“, uno dei primi romanzi di Eduard Limonov: disoccupazione generalizzata, tossicodipendenza giovanile, alcolismo come unico rimedio per combattere il tedio glaciale dell’estrema periferia e funzionari pubblici corrotti e rapaci. La grande impresa Uralsel’maš, che produceva componenti aeronautici ed era il motore immobile attorno a cui ruotava la città, è fallita sei anni fa. Il complesso sportivo è stato smantellato per ricavarne legname. Le uniche fonti di reddito rimaste sono il piccolo commercio, la raccolta di funghi, la caccia e il bracconaggio.
Eppure non è sempre stato così. Gli anziani del posto ricordano che Leonid Brežnev, allora agli albori della carriera, prese la tessera del partito proprio a Bisert’. A consegnargliela fu il segretario locale del PCUS, Ivan Ivanovič Neputin, che sperava che Brežnev sposasse sua nipote. Per qualche motivo, tuttavia, il matrimonio non si riuscì a combinare. Neputin, tra l’altro, è un cognome molto diffuso a Bisert’. Ce ne sono almeno 203, e hanno occupato ogni punto nevralgico della città: controllano politica, scuole, imprese locali e polizia. Per gli abitanti del luogo è “la mafia dei Neputin”.
Tale mafija ha vissuto il suo periodo d’oro tra il 2004 e il 2009, quando a capo dell’ammistrazione locale c’era Valerij Neputin, membro di “Russia Unita” poi finito sotto inchiesta per corruzione. Secondo le indagini, Neputin avrebbe dirottato cinque milioni di rubli nelle casse della Spa Proektteploremont per la ricostruzione di un edificio e per l’allestimento di un locale-caldaia, con tanto di mazzetta personale. Negli atti processuali c’è anche una fantastica lettera firmata dai cittadini di Bisert’. In essa si legge:
Sullo sfondo della povera vita della popolazione del nostro borgo la gente è indignata per il fatto che per il compleanno di suo figlio Aleksandr (in precedenza sospettato di aver preso parte allo stupro di gruppo di una minorenne) il sindaco di Bisert’ Neputin V.A., in presenza di invitati, gli ha regalato un milione di rubli in contanti! Lascia a desiderare anche il profilo morale dell’altro figlio, Gennadij, che fu arrestato dagli agenti della polizia stradale per aver guidato un’auto in stato di ebrezza.
L’ex sindaco ha sempre respinto le accuse, parlando di complotto ai suoi danni derivante dal cognome che porta. Neputin, infatti, significa “non Putin”. Quando negli anni 2000 V.V.P. conquistò il Cremlino, a Bisert’ tutti si fecero grasse risate. Con il consolidamento del potere putianano, però, il sorriso sul volto dei Neputin si spense progressivamente. “Andarsene dal borgo con questo cognome è semplicemente impossibile – dice l’autista Aleksej Neputin alla Novaja Gazeta – Dovunque tu vada cominciano a sgranare gli occhi come in un museo e devi subire ogni tipo di punzecchiatura”. Il meccanico Sergej Neputin ha raccontato che anche i bambini soffrono lo stigma del cognome: “Mia figlia è tornata da scuola in lacrime. L’insegnante ha preso a raccontare di Putin e i compagni si sono messi a sghignazzare e prendere in giro Nataška”.
Nel 2004, a Bisert’ Putin raccolse il 53% dei voti e Gennadij Andreevič Zjuganov (leader del Partito Comunista della Federazione Russa) il 47%. Ma all’epoca la fabbrica Uralsel’maš era ancora aperta, c’era lavoro e il buco nei bilanci non aveva la profondità di una voragine. La Novaja Gazeta stima che ora il 90% della popolazione voterebbe il candidato comunista. A consolidare la posizione elettorale di quest’ultimo concorrono anche, e soprattutto, due recenti emergenze. Nell’ottobre del 2011 un problema nella rete elettrica locale aveva fatto bruciare televisori, computer e lavatrici. E questo inverno Bisert’ è rimasta al freddo per qualche giorno dato che i fornitori avevano diluito il combustibile per il riscaldamento (mazut) con l’acqua, bloccando così le caldaie.
Ad ogni modo, tra il 10% della cittadina che voterà Putin ci sarà sicuramente Saša Surovcev, che è anche candidato per “Russia Unita” alle comunali di Bisert’. Quando era in seconda superiore, Surovcev compose un'”Ode a Putin” e la inviò al Cremlino. Questo il testo:
Io mi inchino davanti a Lei,
O mio grande signore,
Lei è un comandante, un ispiratore
E per la Russia Lei è l’unico!L’unico che porterà la grande potenza
Sul piedistallo degli anni passati,
Che farà tornare l’antica gloria
E la gioia delle vittorie militari.Lei è il Presidente e per il popolo
Lei, senza dubbio, è un ideale.
Nell’oblio degli anni è giunta la libertà,
Che ogni russo aspettava.Aspettava con tormento, cercando di indovinare,
Quando la Russia si sarebbe messa a fiorire
Ed ecco che è arrivato il mio istante desiderato:
Putin dietro a se ci porterà!Ci porterà alla vittoria e al successo,
Al momento di gioia santa.
Ogni difficile ostacolo
Abbatterà con una mano!Come Pietro I imperatore
Della Russia fece un re,
Così Lei, di potere assoluto imitatore,
Ha tolto la Patria dalle secche.
Il giovane Surovcev allegò all’aulico componimento la richiesta di un computer. Per tutta risposta, il Cremlinò gli inviò una canottiera con stampata un’immagine di Putin. Un regalo più che sufficiente, per garantirsi riconoscenza e fiducia eterna.
(Fonte dei fatti dell’articolo: Novaja Gazeta. Traduzione: Matteo Mazzoni.)
(Immagine: Flickr.)
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