I Syd Barrett Della Mafia

Pubblicato da Blicero il 27.09.2010

Delinquere non è mai stato facile, anche se c’è chi vorrebbe dirci che è un mestiere semplicissimo, che le leggi non sono mai applicate e che l’impunità, ad alti livelli, in qualche modo è sempre assicurata. Ci sono due storie magnifiche che si intrecciano in questa belle époque di malapolitica e criminalità organizzata, storie che sono lì a dimostrare l’estrema difficoltà di questo lavoro sporco, frustrante ma imprescindibile.

Il 22 settembre la Camera ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, attualmente coinvolto nell’indagine sulla P3, già graziato un’altra volta dai colleghi per un mandato di cattura spiccato nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio rifiuti tossici in Campania. Il 17 settembre Nicola Di Girolamo – costretto alle dimissioni dal Senato dopo essere stato eletto all’estero anche grazie ai brogli elettorali del clan dell’ndrangheta Arena ed il coinvolgimento nell’inchiesta sull’evasione/riciclaggio da 2 miliardi di euro Telecom-Fastweb-‘ndrangheta – ha patteggiato con la procura di Roma 5 anni di reclusione e la restituzione di 4 milioni e 700 mila euro, ottenendo gli arresti domiciliari.

Destini paralleli, eppure così simili: due inchieste importanti, una dopo l’altra, una più grave dell’altra, entrambi salvati in un primo tempo, poi costretti a farsi da parte perché ormai politicamente impresentabili. Ed in questo c’è un qualcosa di scandaloso, vergognoso, ripugnante: perché l’ndrangheta e i suoi amici sono stati privati di un seggio in Parlamento e la camorra continua ad avercelo (stando ai pentiti), nonostante la pari gravità delle accuse? È una discriminazione inaccettabile, un vulnus insostenibile alla giusta ripartizione delle competenze mafiose all’interno del potere istituzionale.

Tutti gli esperti di mafia sono concordi nel collocare l’organizzazione calabrese al vertice dell’attuale scala gerarchica del crimine organizzato – e nonostante questa sostanziale unità di vedute, i politici nostrani preferiscono continuare a mettersi nelle mani della camorra e di cosa nostra. Historia magistra vitae, sicuramente, ma apparentemente non in questi casi; la sostanziale inaffidabilità di queste due organizzazioni centenarie dovrebbe essere ormai assodata: fucilate alla schiena alle prime promesse non mantenute, bombe su opere d’arte e autostrade, collaboratori di giustizia a ondate, un prestigio ed un consenso internazionale in perenne calo da decenni. Ed invece, niente.

Tutti gli sforzi compiuti in questi anni, le operazioni in Argentina, i contatti privilegiati con i cartelli di Medellin, l’oculato investimento di capitali sporchi in Europa – tutto drammaticamente inutile. L’ndrangheta ancor oggi è ancora costretta ad utilizzare professionisti evidentemente non all’altezza dei loro compiti (“Oggi m’hai riempito proprio le palle Nico’ [Di Girolamo]” e “Sei una delusione, Nico’” dice al telefono  l’imprenditore romano Gennaro Mokbel, considerato il trait d’union tra le società di telecomunicazioni coinvolte nella colossale frode e gli interessi dell’ndrangheta).

Le cosche, inoltre, devono mandare (come documentato in alcune foto pubblicate da L’espresso) boss del calibro di Franco Pugliese a tristissime cene elettorali in ristoranti degni di un freakshow alla Ciprì e Maresco e sono obbligate a far eleggere i propri uomini all’estero, utilizzando squallidi e micragnosi espedienti quali vie false in sperdute cittadine belghe, quasi dando l’impressione di voler fare le cose di nascosto, non libere di mostrare orgogliosi i propri portavoce, senza poter rivendicare il giusto disprezzo verso la legge e i farraginosi meccanismi della democrazia rappresentativa. In tutto ciò, i veri talenti sprecano la loro dote in serie minori, o non riescono ad abbandonare la maglia d’appartenenza, o perdono la testa dietro donne, macchine e falsi diari del Duce, o finiscono a farsi processare per concorso esterno in associazione mafiosa, senza nemmeno avere la creanza di chiedere un 416-bis o almeno un 416-ter.

Una triste comparazione non può non venire in mente. Durante la presentazione dell’album Wish You Were Here dei Pink Floyd, la band si trovava negli storici studi di Abbey Road a Londra. Ad un certo punto entrò un personaggio grasso, completamente calvo e senza sopracciglia: era Syd Barrett, lo storico ex chitarrista del gruppo che a causa dell’alcool e della droga aveva perso tutto il suo genio. Vedendolo in quelle condizioni, gli altri membri rimasero sconvolti e in lacrime. Ecco, non lasciamo che le illegittime aspirazioni dei David Gilmour e dei Roger Waters delle mafie vengano spezzate in un modo così crudele e terribile dagli eccessi di politici sregolati.

Sono un sognatore, certo, ma non sono l’unico.

(Pubblicato anche su 3D, inserto settimanale di Terra)

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Drop the Hate / Commenti (1)

#1

floyd
Rilasciato il 16.10.10

scusa ma l’esempio con syd ed il resto del gruppo non l’ho proprio capito, senza polemica, non ci vedo il nesso…me lo spieghi meglio?

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