I Don’t Care Because You Do

Pubblicato da Blicero il 4.12.2008

Wired è una celebre rivista americana fondata nel 1993 che si occupa principalmente di tecnologia e di come questa influenzi la politica, la società, la cultura, i costumi e molte altre cose ancora. In passato ci hanno scritto autori come Douglas Coupland e William Gibson, ed ogni tanto si possono ancora trovare articoli interessanti e stimolanti.

E’ considerato il magazine per antonomasia dei geek/nerd, grazie alla sua linea estremamente libertaria, tecno-utopista-elitista e vagamente antani con fuochi fatui e sbiriguda. E’ una rivista che si prende dannatamente sul serio (nonostante sia ironico), specialmente a livello grafico – certi numeri hanno la gamma cromatica di uno scrolling shooter imbottito di LSD, un’esplosione di colori al neon che farebbe venire un attacco epilettico anche ad un cieco.

Sono sempre stato convinto che una rivista del genere non abbia ragione di esistere al di fuori della cultura di settore americana e che si possa apprezzare solo utilizzando specifici canoni culturali, ed infatti quando la Condè Nast (la casa editrice di Wired) provò a varcare il Pacifico sbarcando in Inghilterra l’avventura si risolse in una breve, autentica catastrofe. Ecco, pur vivendo in un paese tecnologicamente e culturalmente arretrato, da ventesimo mondo, stretto tra l’asfissiante morsa gerontocratica e la più abissale ignoranza in materia, almeno c’era la sicurezza che l’edizione italiana di Wired non sarebbe mai approdata in edicola o sugli scaffali di una libreria.

Vieni, ti faccio vedere il push del mio branded lovemark

Certo, certissimo, anzi probabile. Wired Italia sta per arrivare, e tutta la popolazione dell’internets è in spasmodica attesa, un’attesa assimilabile a quella di Billy Bob Thornton verso la fine de “L’uomo che non c’era” – una sensazione di rassegnazione al retrogusto di liberazione, dopo essere stato ingiustamente condannato a morte.

E’ fin troppo facile prevedere come andrà a finire. Basta guardare la presentazione ufficiale1 della rivista: uno sgabuzzino2 con molti fogli appesi alle pareti dove un gruppo di bottigliette di San Pellegrino è sommerso da un’unica parola pronunciata a getto continuo: Wired! Wired! Wired! Wired! Sia ben chiaro: non si tratta di autoreferenzialità simil-blogista, siamo di fronte ad una raffinata operazione di postdigital-postloft-brand-marketing.

Non bastasse il video, per i più intrepidi c’è il post di un blog pieno di succose anticipazioni, dal titolo piuttosto eloquente: “WIRED. Tutto Quello Che Avreste Voluto Sapere Sul Lancio Più Atteso Di Internet E Non Avete Mai Osato Chiedere”. Oooooooh!!1!1

Bene, chi è il Direttore?

I cacciatori di teste che hanno selezionato Riccardo Luna alla guida di WIRED Italia hanno visto lungo, alla faccia di tutti gli invidiosi, me compreso! Il nuovo direttore […] ha fondato e diretto con successo il quotidano “Il Romanista”. Le persone come noi – che soffrono di un disturbo della personalità, la dipendenza in questo caso dalla tecnologia – sono un popolo di tifosi scalmanati e di critici cattivissimi.La tecnologia è una fede, come il calcio!

Dunque: il direttore di un magazine che vorrebbe porsi come la bibbia cartacea del milieu tecnologico italiano viene da Il Romanista (IL ROMANISTA), il quotidiano dei tifosi più tifosi del mondo. Meraviglioso! E’ un po’ come se Ruini si mettesse a scrivere Don Zauker, Gasparri diventasse il direttore di Le Canard Enchainè e Polito si mettesse a dirigere un quotidiano.

Ma quali sono gli obiettivi che Wired Italia si prefigge? Il primo è molto umile:

Cambiare il mondo. Se dovessimo mettere una tag al 2008 io proporrei: “cambiamento“. Obama, il più grande direttore marketing della storia, ne ha fatto il tormentone della sua campagna elettorale.

Ok, l’avete voluto voi: Obama è un dilettante al confronto di Gesù Cristo.

Senti la forza di un brand!

Cosa significa leggere Wired Italia?

leggere WIRED, non è come leggere Vanity Fair o GQ. Se la mattina prendete l’Actimel, non state mandando giù un semplice Yogurt: vi state occupando di voi, dei vostri figli, sentite che finalmente state conducendo una vita più sana!

Uhm. Io la mattina tendo a bere Jack Daniels – magari non condurrò una vita sana, ma almeno mi diverto e, soprattutto, non ingurgito qualcosa che sta a metà strada tra il latte di suocera senza alcool etilico e l’omogeneizzato vomitato due giorni fa dal neonato di tuo cugino.

D’accordo, rifacciamo la domanda. Cosa significa leggere Wired Italia?

leggere WIRED, non è come leggere Vanity Fair o GQ.

È peggio.

Mad Men

Come pubblicizzare un prodotto del genere? Semplice, dentro l’Internets!

Per il lancio di WIRED, alcuni si aspettavano un grande evento di comunicazione (che probabilmente ci sarà [No, vi prego. nda]), con tutta la comunità internet a raccolta e magari una tavola rotonda di ricercatori hi-tech, ministri dell’innovazione, neuroscienziati, esperti di cambiamenti climatici, sociologi visionari, guru americani e testate televisive.

No.

Sarebbe stata una comunicazione push di grande impatto sui media.

Una comunicazione push?

Invece, io credo con grande lungimiranza, la strategia del team di Ogilvy guidato da Paolo Iabichino, ha scelto di partire in un modo assolutamente inedito […]: aprire un gruppo su Facebook

Si, è inedito quanto produrre una 500 del ’62 ai giorni d’oggi!1! E comunque, cos’è un gruppo su Facebook?

Se non si fosse capito, siamo di fronte ad una rivista molto ambiziosa. Ad incominciare dal pubblico a cui si rivolge:

Il popolo degli innovatori italiani, […] sono tanti, almeno quanti quelli iscritti al gruppo su Facebook [Appena mille? nda]. Non è un fenomeno da sottovalutare, è il nuovo paradigma dei consum-autori, delle micro imprenditorialità digitali, dell’indipendenza dei nano-publisher. Non siamo più un popolo di santi, di poeti e di navigatori, siamo diventati un popolo di scrittori, di imprenditori e di blogger.

Si, purtroppo è così. Non serve rigirare il kriss sulla piaga.

Minima Wireitalia

Cosa non è Wired?

WIRED non è internet e tecnologia

Si era capito, grazie.

WIRED non è mainstream

Evviva! Un’altra nicchia di auto-eletti da aggiungere al canale pseudo-non-mainstream!

WIRED Italia non è PostalMarket. Il potenziale commerciale e glamour è indiscutibile, anche in momenti difficili come questo […] la forza rivoluzionaria del brand potrebbe avere un impatto molto forte e utile in un paese di “porta-a-porta” come noi.

Eh?

WIRED non è un jeans.

(Peccato.)

WIRED non è un maschile. […] Le girl-geek e le innovatrici italiane non possono accontentarsi di Vanity Fair […] Nella complessa filiera della pubblicità bisogna semplificare i messaggi e seguire le celle Eurisko ma anche capire qual è la classe emergente del nostro paese: quella femminile!

C’è una girl-geek molto brava, di cui però non ricordo il nome…aspetta…eccolo! Rosa Bazzi è un’innovatrice che mi piace molto, non segue le celle Eurisko ma è molto glamour, emergente, self-taught e pure connected with the brand!

WIRED è un Lovemark. Chi non ha letto i libri di Kevin Roberts (CEO Word Wide di Satchi&Satchi) non ha la possibilità di capire quello che lega oltre ogni razionalità i lettori all’icona WIRED.

Non li ha letti nessuno, spiacenti. Sarà una vera disdetta non riuscire a capire quello che lega oltre ogni razionalità i lettori all’icona WIRED!

Ed infine, la sublime e crudele ammissione:

WIRED non è una rivista.

Appunto.

  1. Dall'”ironico” titolo “Colazione da Wired” – ehi, c’è il riferimento “ironico” a Capote! Ahahaha! No. []
  2. O meglio, “una tavola rotonda dai toni eucaristici con una sporca dozzina di apostoli, tra blogger, capi redattori, tecno-evangelist, imprenditori digitali”. []

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Drop the Hate / Commenti (6)

#1

prefe
Rilasciato il 04.12.08

mi prudono le mani quando leggo ste robe

#2

Gianluca Bartalucci
Rilasciato il 06.12.08

“Dunque: il direttore di un magazine che vorrebbe porsi come la bibbia cartacea del milieu tecnologico italiano viene da Il Romanista (IL ROMANISTA), il quotidiano dei tifosi più tifosi del mondo. Meraviglioso!”

AHAAHAHAHAH! (perché non ho tempo di ridere sul resto)

#3

AkillerDee
Rilasciato il 06.12.08

Allucinante…mi è capitato di analizzarlo come inserto di GQ…una sola domanda:perchè?

Mi incuriosisce sapere perchè saremmo un paese di “porta-a-porta”…per Vespa?

#4

Fede
Rilasciato il 09.12.08

grazie PR che ogni giorno mi dai il pane quotidiano per sfogare le mie frustrate ire.

#5

Dodo
Rilasciato il 04.01.09

Bvavo, l’hai pvopvio stvoncato…

#6

Net Flier
Rilasciato il 23.01.09

stupefacente..quasi inizio a comprarlo e lo metto vicino all’altra grande rivista tecnologica italiana: quattrorisate

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