E Venne Il Giorno Della Pecora Cremisi
Il giorno 28 dicembre 2010 l’Italia ha corso un enorme pericolo, ma sono in pochissimi a saperlo. Una nave, carica di pastori sardi diretti a Roma per protestare contro il governo, è approdata all’alba nel porto di Civitavecchia. I temibili insorti sono stati quindi bloccati dalle forze dell’ordine che, dopo averli de facto sequestrati (chiaramente per incompatibilità linguistica), hanno scaricato su di loro un discreto torrente di manganellate, senza alcun motivo apparente.
Si potrebbe parlare tranquillamente dell’ennesimo scivolamento in un cupo e distopico e autoritario stato di polizia, di legge applicata arbitrariamente con la violenza al di fuori di qualsiasi procedura democratica, di sospensione della Costituzione, di sentenze preventive alla sovietica volte a reprimere qualsiasi forma di contestazione, anche la più lieve e innocua. Insomma, le solite cose che ci si aspetta di vedere in un paese europeo nel XXI secolo.
Ma questa volta è stato diverso. Molto diverso. La polizia, grazie ad un accurato lavoro di indagine durato mesi e mesi, ha sventato un pervicace tentativo di golpe, un subdolo tentativo di rovesciamento dell’ordinamento precostituito organizzato da un commando (denominato “Federazione Ovina Informale”) di pecore assassino-rivoluzionarie rifugiatesi nella stiva della nave. Questi bestiali cospiratori si sono infatti serviti degli esseri umani, da loro controllati attraverso poteri psichici sviluppati in anni di sperimentazioni di laboratorio e sesso interspecie, per approdare sulla terra ferma e utilizzarli come autentico cavallo di Troia per la loro marcia su Roma: è per questo motivo che la polizia ha ricevuto dal Comitato Centrale Per La Repressione Del Dissenso ordini precisi di massacrare inermi cittadini che volevano semplicemente esercitare i loro diritti. Ma facciamo un passo indietro.
Da anni circolano strane storie su un allevamento ad Ollolai (provincia di Nuoro) che si dice essere gestito segretamente da un manipolo di ex Nar, Ordine Nuovo, Prima Linea, Lotta Continua e Bee Hive – tutti rientrati nel paese dopo anni di latitanza all’estero e dottrina Mitterand. Le attività compiute in questa fattoria sono sempre state avvolte dal mistero: si parla di indottrinamento bakunian-evoliano delle pecore, esperimenti con nanomacchine e biotecnologie, potenti mix di droghe sintetiche e innesti di dentature di leghisti. Si sa solo che, ad un certo punto, molti abitanti del luogo hanno iniziato a scomparire nel nulla, o a essere ritrovati terribilmente mutilati e mangiucchiati. Molte testimonianze parlano di veri e propri branchi di ovini pascolare incontrastati nelle praterie sarde, in costante sete di sangue, ribellione e scontri di piazza.
Su tutto ciò, naturalmente, si allunga inevitabile la longa manus dell’eminenza grigia di questa sporca operazione eversiva, si dipana la Grande Trama ordita dal Grande Vecchio formato ovis aries: la Pecora Cremisi. Secondo gli inquirenti, sarebbe lei ad aver predisposto il piano definitivo del putsch che prevedeva, tra le altre cose, l’occupazione di Mediaset/Rai/La7, la cattura del Presidente della Repubblica, il banchetto dei ministri della Difesa e dell’Interno, la disossazione di quello della Semplificazione ed infine una nottata di relax tra via Gradoli e la presa di Palazzo Grazioli. Un piano potenzialmente devastante, fortunatamente stroncato sul nascere dalle valorose manganellate dei nostri Tutori della Legge & Ordine, che hanno respinto nelle acque nazionali i barbari e i loro ferini manovratori.
Durissimo il commento di Maroni: “Saremo inflessibili nel colpire l’estremismo ovino e i fiancheggiatori umani di questa lanugine sovversiva. Il morbo della Pecora Cremisi ha i giorni contati”. E quando un pastore sardo scende sulla terraferma, manganellalo. Tu non sai perché, ma lui sì.
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Drop the Hate / Commenti (7)
#5
Rob
Ora tutto è più chiaro. Sapevo che c’era qualcosa di più losco sotto. Mamma li pecuri!
#6
McLaud
Ulisse & co. erano fuggiti aggrappati alle pecore…qui le pecore sbarcano aggrappate ai pastori: tremendi ricorsi storici.
#7
ivo
sfatato anche il mito che i sardi “hanno la testa dura”. Col giusto manganello si rompe anche quella.
x Cristina: noi ridiamo per non incazzarci troppo, non per altro, perche’ altrimenti si diventa violenti ed e’ peggio.
#1
Cristina
Non ho capito chi ha scritto questo articolo e perchè…sinceramente fa schifo!!! un mucchio di stupidaggini che non fanno nemmeno ridere…