E Pluribus Unum
Irrompe il lamento della sveglia. Sono appena le 7.45. Sono lontani i tempi della sveglia alle 10. I bei tempi. I Tempi.
La routine mi travolge. Bisogni mattutini. Occhiata allo specchio. Mi fisso per un minuto buono – la calvizie ormai è sempre più incipiente. Pulizia del viso. Inforco gli occhiali. Colazione – rigorosamente cappuccino + qualcosa da mangiare. Saluto fugace alla prole e alla consorte.
Mentre sto per uscire, mi blocco.
Ripasso mentalmente gli affari dei prossimi tre giorni.
Martedì: votazione in aula di qualche provvedimento – non so quale. Ad ogni modo, esulano completamente dalle mia competenze (come se ne avessi qualcuna, mi ritrovo a sogghignare tra me e me). Ho già dato mandato ai colleghi di banco di provvedere in caso di mia assenza.
Il pomeriggio: udienza di un processo (non so quale dei tanti). Fonti affidabili mi hanno detto che la stampa ci sarà. Gli avvocati sconsigliano la mia presenza: dottore, lei è ufficialmente in malattia. Che volete che sia, dico io. Vengo in barella, se necessario. Mi scompiscio al solo pensiero.
Mercoledì: capatina obbligatoria all’ufficio della mia città di provenienza. Sebbene i Tempi siano passati, la fila continua ad accatastarsi alla mia porta. Quattrocento, la media. Al giorno. “Dottò, c’ho tre figli a carico…”/”Dottò, mi faccia sta carità…”/”Ce pensi bene, dottò, che quest’offerta…”
Ma io non ci penso mai. Dottore: non sono mai andato all’università. “Si ricordi che non ci sono più le preferenze…Conto su di lei per il seggio uninominale…Vedrò come si può aggiustare la situazione”.
Istruisco i vari portaborse – vagliate, respingete, approvate. Prendete le misure. Conviene/non conviene. Ricordatevi delle nuove percentuali. Scordatevi di quelle vecchie – i Tempi sono passati. Abbassatele/smussatele/riducetele. Ma conservate l’idea delle percentuali. Fissatevi bene in mente chi rappresentate.
Giovedì: torno a Roma. Il giorno è importante: si vota su di me alla Giunta per le autorizzazioni. L’argomento è spinoso. L’argomento è già stato anticipato dai giornali: “Può una legge comprata a suon di mazzette essere ricompresa nelle prerogative parlamentari?” La stampa importuna. La stampa insinua. La stampa instilla il dubbio. La stampa (non tutta, grazie a Dio) vaglia i fatti – una brutta abitudine presa qualche anno fa. Quando la Macelleria ebbe inizio. Cinque anni fa, ad essere precisi. Ogni volta che sento parlare della Macelleria, ripeto e mi ripeto: “è un fenomeno umano, e come tale prima o poi finirà”. Mi compiaccio. Compiaccio chi di dovere. La Giunta non mi voterà mai contro. La Giunta non può votarmi contro.
Già me l’immagino, la prossima settimana. La busta verde nella cassetta della posta. Comunicazione giudiziaria blablabla. “Ordinanza di archiviazione…”/imputazione/motivazioni. Il sorrisino sardonico.
(Foto: Flickr)
Imbocco l’ascensore. La scorta è sulla soglia del portone d’ingresso ad attendermi. Noto con sorpresa che invece di due auto blu, oggi ce ne sono tre. Ragiona: una per il primo ministero – anni fa. Due, per il ruolo di deputato. Tre, non lo so. Mi informo. “Si ricorda, nell’85 è stato in Comune…”
Non ricordo. Non sono mai stato in comune. Ahhh, la burocrazia. Alzo le spalle, concedo una pacca al nerboruto chaffeur e mi infilo, non senza qualche difficoltà, nella portiera. Mi adagio pesantemente sui sedili color crema – ovviamente in pelle. Prendo in mano il Corsera di oggi.
Il tema del giorno: le reazioni all’intervista di Gherardo Colombo sulla bicamerale. La “bicamerale del ricatto”, come la chiama Colombo. I colleghi sono scatenati. I colleghi minacciano rappresaglie. I colleghi promettono repressione. Colombo si deve aspettare le conseguenze. La mannaia mediatica è già calata.
Pensa: anni fa sarebbe stato inconcepibile una simile levata di scudi. Anni fa nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione i magistrati. Nemmeno ai Tempi c’era una simile compattezza – il pentapartito/i comunisti/quelli fuori dall’arco costituzionale. Blocchi estremamente contrapposti. Poco interesse, se non nei casi limite, a tappare le falle più o meno evidenti del sistema. Maledetta contrapposizione ideologica. Ha rischiato di farci fuori tutti quanti.
Ma ora è diverso. Il clima propizio per il cambiamento c’è. Gli ingranaggi della Macelleria si stanno inceppando – si stanno facendo inceppare. La prova provata? Colombo ha ragione. Colombo si dà la zappa sui piedi. Colombo dà la zappa sui piedi della Macelleria. Colombo ha appena appena scalfito la superficie.
Il ricatto è solo una sfaccettatura del nuovo sistema. Il ricatto si è elevato ad arte. Il ricatto è il lasciapassare per il potere. Tu sai qualcosa su di me/io so qualcosa su di te. Tutti sanno tutto di tutti, in un modo o nell’altro.
Il sistema si è autofagocitato. I rottami inutili sono stati spazzati via dal sistema. Ma i rottami utili si sono riciclati. I rottami utili, come me, tengono per le palle i nuovi. I nuovi che si abbeverano alla coppa del potere – strafogandosi. I nuovi che in realtà sono vecchi, perchè devono a noi l’ingresso. Io adoro questa situazione. Io amo definire questa situazione, banalmente, “convergenza d’interessi”.
Ovvero: il mercimonio della funzione – senza l’aspetto economico. Il rischio: praticamente nullo. Il mercimonio sospinto dalle ali del ricordo terrificante di un movimento giudiziario ormai coartato dalla supremazia della Legge. Il mercimonio sospinto dalle ali degli strascichi di un movimento di opinione che si sta affievolendo su se stesso. La “bicamerale del ricatto”. Macchè: la “bicamerale del nuovo corso”. La cristallizzazione del cambio di regime. Altro che riforme costituzionali – le vere priorità sono altre.
“Dottore – lo chaffeur interrompe il mio momento catartico – siamo bloccati. C’è un ingorgo. Vuole che.” “Attacca la sirena dai, e portami in ufficio. Devo discutere di alcune percentuali. Fagli vedere a ’sti pezzenti chi comanda veramente, in Italia”.
Mentre la sirena copre e si mescola al ruggito del motore, osservo dall’interno dell’abitacolo le facce sbigottite degli elettori bloccati. Loro non possono vedermi: i vetri sono oscurati. Provo ad immedesimarmi in loro – non riuscendovi. Provo allora ad immergermi nei loro pensieri: dev’essere qualcuno di importante/dev’essere successo qualcosa/oddio, io non ho fatto nulla.
Nulla di tutto ciò. È soltanto un Parlamentare che espleta le proprie funzioni senza vincolo di mandato. È soltanto un Parlamentare che rappresenta la Nazione. È soltanto un Parlamentare.
(Foto: Flickr. La foto non ha alcun collegamento con il racconto.)
Condividi
Drop the Hate / Commenti (2)
#2
andrea poulain
sono stato senza pc per due mesi e il vostro blog è uno di quelli che più mi è mancato.ci farei dei corti su ogni vostro post, questo mi ha fatto proprio volare con la mente,mentre lo leggevo mi sembrava di vederlo.complimenti
mi sono sfogato nel mio blog per sti 2 mesi :)
#1
angelmclove
VELTRONI LEADER DI UN POPOLO NON COESO
ne parlo nel mio blog, vieni a trovarmi
angelo d’amore
nonsolonapoli