Duemilaventuno
Racconto di nomero
Ovvero, lo stupro della distopia.
Prologo
Notte. Un largo boulevard asettico e deserto e un gruppuscolo di giovani che vi si muove al centro, lento e vagamente disorientato. I vestiti sono tutti più o meno simili. Larghi pantaloni, magliette dai colori vivaci, occhiali grandi, che coprono interamente la parte superiore del viso. Kitsch. Tra le mani mazze, armi da taglio, coltelli da cucina, tubi di ferro. Dalle finestre si possono vedere luccicare le armi improprie alla luce dei lampioni arancio. Silenzio di morte. Altri giovani intanto si uniscono, dalle vie laterali, al gruppo principale.
Un “Alt!”, urlato ad alta voce, fa bloccare il piccolo esercito. Da due angoli del viale sbucano una cinquantina di uomini. Uniformi nere, mitragliette e scudi. Mormorii tra i giovani. Un uomo in uniforme si stacca dalla formazione e si ferma in mezzo ai due eserciti. Un giovane, fintamente sicuro di sé, si stacca anch’egli dalla disordinata masnada che capeggia. Parole a bassa voce, incomprensibili.
Ad un tratto l’uomo in uniforme urla “Se è così, ve la siete cercata!”, gira i tacchi e ritorna nei ranghi. Attimi di tensione. L’aria si fa pesante anche prima delle sventagliata di mitraglietta proveniente dallo squadrone di uomini in uniforme, che stacca di netto la gamba di un giovane all’altezza del ginocchio. Un altro viene ferito ad una spalla.
Urla, lancinanti, riecheggiano per i vicoli e le strade della zona. I giovani caricano, immediatamente, con gli occhi iniettati di sangue. Le guardie rimangono ferme, come un plotone di esecuzione…
I
Prima del funerale, la madre di Giannino non si dava pace, povera donna. Ammazzargli un figlio così, in quella maniera, per qualche euro… Andrea, il fratello di Gianni, era inebetito. Continuava a dire che non l’avrebbe mai fatta, quella rapina, se non lo avessero licenziato… Era un bravo ragazzo.
Orrore e raccapriccio serpeggiavano tra gli abitanti di Rogoredo. Si potevano sentire urla di vendetta già da qualche giorno, tra i palazzoni fatiscenti della vecchia zona residenziale. Il complesso delle Bianche aveva quasi sessant’anni: era il tipico figlio della speculazione edilizia degli anni ’60 del secolo prima, occupato in gran parte dal sottoproletariato contadino che, dal sud, si era mosso verso il lavoro salariato in quella città che non era ancora diventata capitale d’Italia, ma che era già capitale economica del paese, Milano.
Lì la piega non era mai stata delle migliori. La piccola guerra di mafia degli anni ’70 che aveva sconvolto la zona, la criminalità, piccola o grande, presente dovunque, sul territorio… Pessima situazione. Come se non bastasse, il comune aveva poi tentato di “risanare” la zona costruendo un gigantesco quartiere residenziale, Santa Giulia, che era subito stato invaso dalla media borghesia meneghina, fatta di artisti concettuali, professionisti di qualunque genere e tipo e relative famiglie. Tanti soldi in una zona in cui i soldi non c’erano mai stati.
Era stato un errore costruire lì Santa Giulia. Lo sapevano tutti. Ma a nessuno evidentemente importava. La fame di terra edificabile che aveva investito la città in tutti gli anni ‘10 era insaziabile, “e poi se dovessero esserci dei problemi di sicurezza sapremo bene come risolverli”, continuava a ripetere il sindaco. La grande crisi economico-istituzionale del 2017 e il tentativo di colpo di Stato avevano fatto optare il governo del paese per una svolta repressiva senza precedenti nella storia repubblicana: nel 2018, dopo un acceso scontro parlamentare, venne varato il disegno di legge sulla sicurezza che estendeva il reato di “cospirazione contro la repubblica” e ripristinava la pena di morte per reati contro lo Stato. Alcuni esponenti della sinistra estrema, composta prevalentemente da ex-professori in pensione e figli di partigiani, denunciò che nel pacchetto si punivano quelli che un tempo si sarebbero chiamati “reati d’opinione”, ma fu tutto inutile. Altri tempi.
Intanto, a Santa Giulia, la situazione era diventata quella tipica di uno stato di polizia. Per difendere i quasi novemila cittadini della zona chic dagli “attacchi alla proprietà”, le guardie private erano salite a quasi milleottocento unità. Era stato creato un muro di separazione, dotato di telecamere CCD e guardie armate. La legge, in questa gara alla militarizzazione, era stata ben felice di esaudire le continue richieste della gente perbene di Santa Giulia. Il territorio del quartiere era stato dichiarato proprietà privata, e chiunque si addentrava in esso senza permesso veniva impallinato a vista. Gianni De Luca era il terzo dall’inizio dell’anno a fare quella fine…
II
Senza lacrime. Non ho più lacrime. Mamma invece ne ha ancora. Lo avevano detto che avrebbero sparato a vista a noialtri. Ci considerano feccia. Lo siamo anche feccia. Ma abbiamo due gambe e due braccia pure noi, cristo… Mio fratello manco ci voleva andare a rubare in quella casa… Non lo faceva mica, se non fosse stato per quell’infame del suo padrone… Licenziato così, per dare una mano al genero…. Dopo sei anni a farsi il culo sotto alle Porche dei figli di papà bastardi dall’altra parte… Via, grazie e arrivederci….. Lo sapevo che la vita era una merda, ma non così tanto, cazzo…. Quello si è depresso… Io glielo dicevo vai tranquillo, che un altro posto lo trovi e lui no, nulla, non lo trovo, andrò a rubare con Raffaele… Le lacrime riescono a uscire pure a me… Non è giusto…
Qualcuno questa me la paga… Me la deve pagare.
#1
andrea poulain
sembra un racconto tratto da Fahrenheit 451..l’immagine iniziale è di banksy vero?
da paura le sue opere..