Come Erano Verdi I Nostri Negri
Questa settimana è stata la settimana in cui il Veneto si è buttato (per l’ennesima volta) dal balcone della Contemporaneità per finire spiaccicato in una specie di manicomio di un borgo medievale del tredicesimo secolo, dove scorrazzano incontrastati villici trogloditi messi in costante crisi di nervi da superstizioni, fobie irrazionali, disturbi bipolari, procedure fallimentari ed evasione totale dell’Iva.
Il premio “Squallide Convulsioni Xenofobe” è andato a Padova, una città che negli ultimi anni si è distinta per molte cose positive tra cui ghetti, spaccio selvaggio di droga, muri, coprifuoco a mezzanotte per i locali del centro, politiche di sicurezza più a destra della destra portate avanti da amministrazioni di centrosinistra e, soprattutto, vergini che si vogliono offrire ad Ahmadinejad. Questa città è così interessante, coinvolgente e viva che non mi stupirei se i giovani incominciassero a bucarsi le vene dei piedi con siringhe piene di Burn, anfetamine e la filmografia di Steven Seagal 1988-1996. Fortunatamente, la piaga di questa nuova e improbabile droga è all’attenzione dei consiglieri comunali e provinciali – quelli, ovviamente, più all’avanguardia nella lotta all’apatia e al quoziente intellettivo.
Prendiamo Vittorio Aliprandi, ad esempio. Già parlamentare della Lega Nord nel 1994, oggi consigliere comunale eletto in quota centrodestra (Lista Civica per Marin), Aliprandi due giorni fa ha scritto sul suo profilo Facebook che “sti rom mi fanno proprio vomitare”. Poi, intervistato telefonicamente, ha detto che verso i rom prova “veramente un fastidio fisico”. Poi ha puntualizzato sul suo profilo Facebook:
Sempre polemiche… ma che palle! Ma a uno non possono dar fastidio i rom? dobbiamo integrarci noi fargli le case mantenerli? Questi non vogliono integrarsi, rubano come attività principale e fanno figli a nastro. E nessuno di loro vuol lavorare e noi dobbiamo farci un culo cosi pagare tasse assurde. Se vogliono fare i nomadi… che vadano in campeggio come facciamo noi [Eh? nda], che si adeguino alle nostre regole
Poi, intervistato nuovamente, si è lamentato del fatto “gravissimo” che Facebook “sia diventato il luogo principe delle discussioni”, dato che il social network più famoso del mondo è un luogo privato e non è il consiglio comunale, ignorando completamente il fatto che se si lasciano le impostazioni della privacy su “VISIBILE A TUTTI” e non si disabilita la ricerca Google la propria bacheca di Facebook è, come dire, VISIBILE A TUTTI – un po’ come i cessi delle aule studio o degli autogrill. E il livello della discussione sul profilo di Aliprandi (che ha ricevuto un sacco di solidarietà, tra l’altro) è una tacca sotto quello degli autogrill, appaiata a quella dei forum dei maître à penser di StormFront.org.
Il giorno dopo è stato il turno di Pietro Giovannoni, consigliere provinciale in quota Lega. Questa volta il bersaglio erano gli “atleti africani” (cioè i negri) e gli “extracomunitari in mutande” che vergognosamente vincono le maratone cittadine, e quindi di conseguenza è inutile dare contributi pubblici per manifestazioni di questo genere. Il consigliere si è affrettato a dire che il razzismo non c’entra nulla e che si tratta solo di questioni economiche (l’ingaggio degli atleti e cose di questo genere), ma ho le mie perplessità sul punto: avremmo avuto la stessa reazione se le maratone, invece dei kenioti, le vincessero ariani biondi di due metri con gli occhi azzurri e la divisa delle SS?
Naturalmente, ad ogni scoppio “improvviso” di razzismo segue regolarmente la minimizzazione. Le polemiche sono sempre inutili, tanto queste sono solo provocazioni innocue per sollevare problemi veri; è folklore; sono cose dette en passant; dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. No. Non lo sono. Sono l’espressione più inconsciamente violenta di un mileu ambientale e culturale che ormai è più radicato nella coscienza collettiva di quanto i generali birmani non lo siano nella dittatura.
È da quando sono bambino che il razzismo si mescola alle polveri sottili, costringendomi a respirarlo a pieni polmoni, ovunque vada, ovunque mi giri, ai semafori, camminando per il centro, uscendo la sera, negli sguardi delle vecchie matrone imbacuccate di gioielli, pacchi di sartoria e barbiturici, nei volti livorosi e consumati dall’impotenza dei professionisti di mezza età che sono prontissimi ad indignarsi istericamente se un negro sfiora i loro giacconi Fay, nel menefreghismo e nell’ignoranza becera dei miei coetanei. “Guarda quel negro!” “Quegli zingari di merda!” “Quei terroni bastardi!” “Questi romeni del cazzo!” “Quelle bestie dei magrebini spacciatori e delinquenti!” – salvo poi andare a prendere la droga da loro e lamentarsi se certe zone della città sono ridotte ad un episodio di The Wire, mentre il mondo circostante continua a schizzare a folle velocità lontano da questa realtà ipertrofica, isolata, dissociata e impaurita.
E dalla prossima maratona, fucili ai passanti, costumi da leprotti per gli atleti di colore e l’agognato pim pim pim! su di loro. I sogni dei nostri padri della patria saranno finalmente realizzati.
(Illustrazione di Ste)
(Pubblicato anche su ScaricaBile)
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Drop the Hate / Commenti (3)
#3
Minchius
Articoli come questa betoniera di diarrea scritta sopra sono il motivo per cui i veneti votano Lega in massa :) (passive-aggressive emoticon)
(il resto del sito spacca comunque eh, anzi, mi tocco nella mia preziosa intimità leggendolo <3)
#1
rectoscopy
premetto che non sono razzista ma