A Chi Hai Detto Fottuto Giapponese?
Non c’è pace per il nostro governo e per l’ambiente politico che gli gravita attorno. Come se non bastassero la signora Veronica, la crisi, i barconi pieni di clandestini criminali, i vescovi ingrati e i giustizialisti dell’Onu, ora pure i giapponesi si mettono a remare contro. Il 30 aprile è apparso sul Giornale di famiglia, a pagina 16, questo simpatico trafiletto:
Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi. Va infatti a Lamberto Dini (nella foto) un premio che Tokyo riserva ai cittadini stranieri: il Gran cordone dell’Ordine del sol levante. […] I meriti di Dini? «Il consolidamento delle relazioni bilaterali tra Giappone e Italia impegnandosi, durante il suo mandato al ministero degli esteri, alla realizzazione di eventi culturali tra 2001-2002». Tempestivi, non c’è che dire.
La notizia è abbastanza anonima e riconducibile sotto la categoria “Cose Di Cui Non Frega (Giustamente) Nulla A Nessuno” – se non fosse per quell’incipit malandrino (“musi gialli giapponesi”) sfuggito ad un editor probabilmente impegnato nella lotta al Giornalismo Comunismo. L’ambasciata giapponese – che, a differenza degli italiani, legge i giornali – prende carta e penna e il 7 maggio verga un comunicato in cui chiede a Mario Giordano lo stato dell’arte delle relazioni bilaterali tra Giappone e Italia:
Egregio Direttore,
ci riferiamo all’articolo apparso sul Vostro giornale il 30 aprile a p. 16, intitolato “Lambertow premiato dai giapponesi”. Nel medesimo si legge “Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi”.
E’ ben accetta l’attenzione prestata alla notizia del conferimento dell’onorificenza al Senatore Dini da parte del Giappone. Tuttavia, riteniamo che l’espressione utilizzata per identificarci, ossia “musi gialli”, abbia una connotazione dispregiativa e molto negativa. Segnaliamo che l’espressione non sarebbe neppure necessaria nel contesto, quindi il suo utilizzo è totalmente gratuito. Inoltre, tale espressione così grossolana non ci sembra consona né all’altezza di un giornale come il Vostro, a tiratura nazionale e con una sua tradizione nel giornalismo italiano.
Pertanto, richiediamo quanto prima una spiegazione a scopo di rettifica sull’espressione “musi gialli giapponesi” come apparsa sul Vostro giornale.
Attendendo una Sua risposta in merito, Le porgiamo distinti saluti.
E’ risaputo che il Sol Levante è una terra mistica, esotica e piena di tradizione – dunque conosciuta in Italia solo per scattare compulsivamente foto in gondola a Venezia, per i manga, per alcune pellicole d’avanguardia e per discutibili simulatori di stupri. Tuttavia la rettifica dovrebbe provenire dall’ambasciata giapponese, dato che non è vero che “muso giallo” sia una connotazione “dispregiativa e negativa” e per di più totalmente gratuita.
Il Giornale, in sintonia con il 718.138.117,93% degli italiani che sostengono il premier, ha solamente interpretato il comune sentire popolare. E se il Ministro e Vice Capo Missione Shinsuke Shimizu non ci crede, possiamo fare un esempio. Facciamo finta di essere in uno sperduto paese dell’hinterland trevigiano o vicentino, ok? Sei al solito bar con i tuoi soliti amici durante la solita serata nella tua solita, incontaminata terra. Ti rivolgi all’oste in tono scherzoso e dialettale per avere uno spritz quando all’improvviso – BOOOOM – entra un giapponese (o un cinese, chè tanto è lo stesso) con un cappello da pescatore in testa e i pantaloni corti il 29 di novembre, l’aria visibilmente sperduta, che biascica qualche frase inintelleggibile in una lingua a te sconosciuta. Probabilmente è lì per chiedere informazioni, ma, visto che ti hanno detto che l’horror giapponese è particolarmente inquietante e grandguignolesco, giustamente non ti fidi e incominci a temere che possa sbucare dallo scarico della vasca da bagno, ricoprirti il torace di alghe e mangiarti il cuore mentre stai dormendo.
Un unico pensiero travolge e scuote tutti i presenti: “cazzo vuole questo muso giallo?” Ma nessuno lo dice, perchè gli italiani sono un popolo politicamente corretto, educato, gentile, ospitale e che soprattutto ha studiato e imparato la sua storia di popolo emigrante preso a sputi in faccia da tutto il globo, nei secoli dei secoli.
L’unico che prova ad abbozzare qualcosa è un reduce dalla visione di “Lettere da Iwo Jima” di Clint Eastwood, un film colmo di giapponesi cattivi in assetto da guerra, ma anche lui si autocensura, dato che sa che prima o poi l’espressione “muso giallo” troverà spazio in un “giornale a tiratura nazionale e con una sua tradizione”, in ossequio all’insegnamento montanelliano che è sempre stato attuato dal 1994 in poi.
L’ambasciata dovrebbe quindi rivolgersi a Clint Eastwood o agli americani per ottenere spiegazioni e lasciare che l’Italia compia finalmente la sua agognata trasformazione in un paese xenofobo, impaurito e dissociato dal resto del mondo. E, già che c’è, potrebbe anche chiedere scusa di avere il muso giallo.
(Pubblicato anche su Giornalettismo.)
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Drop the Hate / Commenti (4)
#4
Andrea Poulain
io non sto molto distante dalle zone scritte nel tuo post e ti assicuro che se entra un muso giallo nel bar fidati o è per comprarlo in contanti ovviamente o per cambiare il turno con qualche suo parente muso giallo in quanto il locale è già suo..
ah e poi ditelo a sti musi gialli froci culattoni che lo spritz si fà col prosecco tagliato aperol/campari e non con le loro fottutissime sottomarche cinesi.
#1
Rutto lomeo
E vogliamo parlare anche dei froci, signora mia?