Giornata Di Un Indignato
Alle ore 10.02 l’iPhone comincia a vibrare rumorosamente sulla scrivania della cameretta dell’Indignato, muovendosi come se un esercito di untuosi poster boy stesse massacrando Lele Mora con dvd di Pumping Iron avvolti in asciugamani Fendi. L’Indignato sfila le coperte, si trascina con il suo pigiamone fino alla scrivania, prende il telefono, lo appoggia di fianco al letto, mette la sveglia in modalità snooze e si ributta sul materasso, continuando a premere il display ogni nove minuti per procrastinare la levataccia mattutina più del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Viene svegliato definitivamente verso mezzogiorno e mezza dalla donna delle pulizie (o dalla madre, che in alcuni casi è proprio la donna delle pulizie) che irrompe nella camera, solleva le tapparelle e spalanca le finestre, lasciando entrare polveri sottili e sensi di colpa. L’Indignato vorrebbe ucciderla, o in alternativa lanciarle addosso lo scalpo dei capelli di Beppe Severgnini. Ma si limita solamente a bofonchiare sommesse bestemmie soffocate dal cuscino e scatenare nella sua immaginazione scene di torture israeliane ai danni di Paolo Fox.
Alzandosi, l’Indignato afferra il suo iPad, accende il portatile Dell/HP/Asus/Acer1 e, senza passare dal bagno, si dirige verso la cucina per prepararsi il caffè e mangiare qualche biscotto. L’Indignato si scarica dai blog pirata Il Fatto Quotidiano, qualche altro giornale antagonista e La Padania, ma non fa in tempo a leggerli che il caffè è già schizzato fuori dalla moka e bisogna tornare alla “postazione di lavoro”. A quel punto, l’Indignato condivide su Facebook – aggiungendoci l’obbligatorio commentino acido del cazzo – l’ultimo articolo di Luca Telese che ritiene (a ragione) tempestato di metafore sapide, ridondanti e cialtronescamente latinos.
Poi legge svogliatamente l’editoriale di Travaglio e stigmatizza la retroattività dei codici culturali anti-berlusconiani: “[fatto/nome di cronaca del giorno] = BERLUSCONI. Qualcuno ha detto a Travaglio che Berlusconi è old?”, twitta stizzito, eruttando costernazione dalle ciabatte del Milan. Sono le 13.07 ed è il momento dello stalkeraggio di Direttori Di Quotidiani Rinomati su Twitter. Con piglio da grammar nazi, l’Indignato fa notare ogni minimo refuso e si lancia nella forsennata ricerca di slittamenti volontari/involontari nel razzismo2.
L’Indignato ritaglia con Photoshop qualche articolo apertamente nazifascista o crassamente incoerente dal .pdf de La Padania: “Nel 1995 la Lega era a favore di < inserire causa vagamente nobile e/o glocal >. E ora? Guardate cosa dicono i leghisti oggi”. Aspetta quindici minuti: i like sul post sono quattro. L’Indignato è mediamente soddisfatto, anche se si lamenta del “disinteresse della gente rispetto al razzismo latente dei fogliacci reazionari” con un ex compagno di università, che al momento è orribilmente sfruttato in qualche studio legale di provincia di proprietà di un pasionario criptoberlusconiano.
Prima di essere costretto ad andare a pranzo dalle urla demoniache della madre, l’Indignato riesce a condividere qualche comunicato dei NoTav e paragonare Beppe Grillo, per la ventesima volta dall’inizio del mese, al protagonista di Quinto Potere di Lumet, sperando in un finale simile – ovvero Grillo invitato in una qualsiasi trasmissione di Santoroformiglimentanaflorisdandiniparagonesocci e crivellato dagli AK-47 di sicari assoldati dal gruppo Bilderberg e dai Nuclei Signoraggisti Primari & Secondari.
A tavola scambia a malapena qualche parola con la madre, considerata dall’Indignato troppo democristiana e malamente informata su quello che succede nel mondo. “Cos’hai intenzione di fare oggi? Non starai mica tutto il giorno a giocare davanti al computer, vero?”, chiede timidamente la donna. Alla parola “giocare” l’Indignato chiude gli occhi, serra la mano sulla forchetta e si inietta nella carotide una dose di Renato Brunetta per far esplodere l’aggressività. “Io. Non. Gioco”, sibila l’Indignato. Poi incomincia a gridare come un poliziotto romeno dell’era Ceauşescu: “Io. Faccio. Cose. Serie.” La madre abbassa lo sguardo sul piatto. L’Indignato alza il volume della rubrica Decoder di Rai News, finisce il pranzo guardando i massacri a Damasco e maledice l’asimmetria dell’impegno politico-militare occidentale tra Libia e Siria.
Sono le 14 circa quando l’Indignato inaugura quelli che lui chiama “I 240 Minuti D’Odio Anti-Anti-Casta™”. Comincia a spammare link della colonnina destra di Repubblica.it (con annessi commenti: “Ma questo è giornalismo?”), a prendere per il culo l’ennesima catastrofe comunicativa del Partito Democratico, a fare battutine sui dirigenti radicali e su Vendola e ad invocare la chiusura dei giornali a cui stanno per essere tagliati i fondi pubblici (“Devono confrontarsi con il mercato, spiacente.”). Raccatta su Twitter notizie sui movimenti di protesta nel mondo e traccia parallelismi con quelli italiani – che è un po’ come mettere a confronto Ordet di Carl Theodor Dreyer con L’ultimo ultras di Stefano Calvagna. Il pattern, solitamente, è “#OccupyQualcosa ha fatto < inserire un atto di contestazione che l’Indignato ritiene particolarmente significativo >, mentre noi abbiamo il Popolo Viola”. Oppure: “In < inserire paese arabo/africano/scandivano/Islanda > si fa così, mentre da noi al massimo si bruciano le camionette dei carabinieri”. O ancora: “Anonymous/WikiLeaks/ < inserire qui gruppo di attivismo digitale ritenuto serio dall’Indignato > è una cosa seria, da noi si fanno le battute su Schettino e c’è il Movimento dei Forconi fascisti”. E così via.
Tra commenti “critici” (rigorosamente ignorati) a pagine di blogger in vista e profili di giornalisti digitali, tirate idrofobe contro hipster/letteratura hipster/riviste hipster (che però legge religiosamente per disgustarsi), lettura compulsiva dei titoli su Google Reader (gli articoli sono troppo lunghi da leggere, e semplicemente troppi) e post sarcastici contro la satira “asciugata” dei vari siti di battute, l’Indignato butta l’occhio e si accorge con mestizia che sono le 20.37. Seguono urla, questa volte del padre, tornato dal lavoro. È l’ora della cena. L’Indignato si toglie i pantaloni del pigiama e si mette dei jeans che sembrano essere stati usati per pulire il sangue della scuola Diaz al G8 di Genova. Non si lava da almeno cinque giorni. Suo padre si sintonizza sul Tg1 per sentire le notizie della giornata. Inizialmente, sembra esserci un attimo di complicità tra i due quando l’uomo comincia a vomitare improperi contro i vari politici che si alternano nel famigerato “panino” parlamentare.
I problemi sorgono quando il Tg si addentra nella melma della cronaca nera. Il padre spinge sempre per la pena di morte, mentre l’Indignato – che è un garantista vero a dispetto dei “giustizialisti che si spacciano per falsi garantisti, per non parlare dei pregiudicati (ma attenti a non generalizzare come Grillo e il Movimento 5 Stelle) del PdL” – capisce perfettamente che la copertura mediatica assicurata ai vari delitti provinciali è un’ottusa distrazione per non parlare “delle cose importanti”. In breve la tavola si trasforma nel confine tra India e Pakistan – o in un convegno del PSI anni ’90. Dopo l’ennesimo insulto ricevuto dall’Indignato, il padre squadra il figlio con un disprezzo paragonabile a quello di un membro dell’Opus Dei costretto ad assistere all’aborto clandestino di una satanista effettuato da un medico cinese abusivo. L’Indignato sa di essere nel torto, ma si sente comunque nettamente superiore a chi lo mantiene. Già: lui, a differenza del padre, è in grado di sottotitolare uno spettacolo di stand-up comedy americana.
Dopo una giornata così intensa, l’Indignato decide di rilassarsi guardando qualche puntata di < inserire drama cervellotico e psicologicamente violento o sitcom geek/cool/leggera-ma-in-realtà-abbastanza-impegnata >. Ora sono le due di notte. Tramite Twitter arriva ad un’analisi di Ilvo Diamanti sui giovani NEET, cioè sui giovani che non fanno un cazzo:
È la generazione del “non”. Una “non” generazione. (Ma per carità, non usatela come un’altra definizione. È una “non” definizione). Una generazione “accantonata”, provvisoriamente, dagli adulti che non sanno come comportarsi con i giovani. I loro figli. Per quanto possibile, li tutelano e li proteggono. E, al tempo stesso, li controllano, frenano la loro voglia di rendersi autonomi. È una generazione di giovani che faticano a crescere.
Sticazzi, reagisce a caldo l’Indignato. Affanculo la sociologia spicciola di Repubblica. Ci provino loro, a cercare un posto di lavoro nel mezzo della peggiore recessione della storia contemporanea. L’Indignato fa un tweet in cui sfotte lo stile sincopato/punteggiato di Diamanti. Va in cesso a pisciare. Sono le quattro di notte. Rimessosi sotto le coperte, l’Indignato ripensa a quell’articolo e si rende conto che sì, sicuramente quell’analisi potrebbe riguardarlo in astratto, ma che, a differenza della stragrande maggioranza dei suoi coetanei, lui è veramente aggiornato su quanto sta succedendo nello Yemen e in Russia e non si lascia infinocchiare dalla retorica del dolore dei Robertosaviano©. L’Indignato, dopotutto, è adamantino nel voler provare a cambiare la società di merda in cui viviamo.
Si addormenta.
Alle ore 10.02 l’iPhone ricomincia a vibrare.
(Illustrazioni: DeviantArt.)
- “Ché con il Mac non si può giocare, ed inoltre Linux non gira bene”, ama sempre ripetere l’Indignato – sebbene non abbia mai usato Linux in vita sua. [↩]
- In realtà, dell’aggettivo “romeno”, “nomade” o “veneto” messo di fianco a qualche micro-criminale non gliene fotte nulla: anela solamente ad una risposta di un direttore, di modo che il suo @nickname possa finire in una timeline da 40.000+ followers. Non gli risponde nessuno, ovviamente. [↩]
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Drop the Hate / Commenti (10)
#2
#3
Conrad
L’unica cosa che fa ridere è il tuo tentativo di far ridere. Torna a scuola. Luttazzi, Qualcosa del Genere, Woody Allen, Lenny Bruce. Leggi prima.
#4
Fede
“e post sarcastici contro la satira “asciugata” dei vari siti di battute, l’Indignato butta l’occhio e si accorge con mestizia che sono le 20.37.”
CONRAD, sei gà a questo punto… e non sono neanche le 15.30.
E ora che cazzo fai fino alle 20.37?! XDXDXD
#5
Tyler Durden
Anche Conrad ha lo stesso stile sincopato/punteggiato di Diamanti.
#6
#7
marco
da stampare e diffondere in tutte le università italiane, manca solo un accenno a musica populistica chic…
#8
Charles Benson
Carmelo Bene, pagina 27
Il giovanilismo mitico è fomentato dai media che gli assegnano spazio sconsiderato nel trogolo dell’attenzione più equivoca.
Chi non finge di interessarsi dell’acne giovanile è sospettato di attitudine criminale.
E così, vezzeggiato e garantito, il giovanilismo imbecille si accanisce ad oltranza.
S’accasa parassitario, senza età, nel condominio genitoriale,
arrangiandosi nella camera quattro per quattro il poster del Che e una multisolitudine da crociera di massa virtuale.
Ipernavigano via Internet. Falsa erranza agli antipodi di Swift e inconsapevole sintonia
col Robinson di Michel Tournier. Solitudine di branco.
Commento incrociato; continua dall’articolo
http://www.laprivatarepubblica.com/sono-apparso-a-casapwnd/comment-page-1/#comment-4793
#10
lingua lunga
la mancanza di una qualsivoglia vita sessuale basta a spiegare l’involuzione della libido dell’Indignato. da bravo professionista ha sublimato la masturbazione in seghe mentali
#1
oubi
sono le 1159 e sono già indignatissimo, qualche scena del tassinaro, un flashback all’arresto di prosperini, nuove aziende a 1 euro? sono pronto ad affrontare la giornata