Com’Era Verde Il Nostro Amore
Immagini di rivolta in scenari quasi post-apocalittici. Fucilate ad aria compressa. Tensioni etniche, bus pieni di clandestini, cittadini in sommovimento, caccia al nero, sprangate, feriti, sassaiole, segregazione. Sembra di essere in “I figli degli uomini”, film di Alfonso Cuaron in cui gli immigrati sono confinati in una squallida città-ghetto, abbandonati a loro stessi, ed invece siamo in Italia, in Calabria, a Rosarno, e la prigione a cielo aperto è controllata a vista da carcerieri mafiosi e caporali aguzzini, che costringono in condizioni disumane sia gli schiavi subsahariani che i cittadini esasperati.
Siamo stati troppo tolleranti, dice qualcuno. Abbiamo spremuto troppo poco gli schiavi in tutti questi anni, forse. Non basta una paga di 25€ al giorno1 per spezzarsi la schiena senza diritti lavorativi, sociali, civili, umani. Non basta il piombo a fermare chi cerca di alzare la testa, nè le bastonate a chi prova a ribellarsi, nè le spedizioni punitive razziali a chi mangia attorno ad un fuoco in un’ex cartiera diroccata insieme ad altri disperati. Il punto è che proprio non dovrebbero essere qui, i servi.
La storia è fatta da chi si è saputo opporre al conformismo imperante. E così, di fronte ad una solidarietà pressoché generalizzata ai “negri” rivoltosi (che “questa volta”, persino secondo Littorio Feltri, hanno ragione), sono in pochi coloro che denunciano le vere cause del disastro sociale. Per qualcuno, anzitutto, è colpa dei progressisti terzomondisti equosolidali2, che hanno aperto le frontiere tramite una distorta applicazione del concetto di multiculturalismo e, peggio ancora, hanno tolto il presepe dalle scuole. Poi è colpa dei bamboccioni italiani, scrive oggi qualcun’altro, che non sono esattamente entusiasti all’idea di raccogliere arance a costo sottozero, per poi mangiarne il succo fino a che l’acidità non ti corrode lo stomaco:
la tolleranza della clandestinità ha dei padri (anche) molto molto giovani. Ragazzi-padri e ragazze-madri. Sono i giovanotti del lamento e del bar, nessuna voglia di lavorare perché si aspetta la manna dallo Stato, il posto e li coccolano tutti promettendo: ti sistemo, sta’ tranquillo.
Il linguaggio e il tenore letterale dell’articolo in questione ricordano molto un testo, “Enciclopedia di polizia” (F.lli Bocca, 1938). In particolare, c’è una voce che ben potrebbe attagliarsi ai corresponsabili delle sommosse di questi giorni:
PLEBAGLIA. V’ha nelle ultime latebre della popolazione […] una massa di miserabili, oziosi, ignoranti, corrotti ed insieme astutissimi […]. Questa classe vive di giorno in giorno, spesso non ha camicia addosso, né scarpe ai piedi, né tetto sotto cui riparare…di volta in volta si unisce ai cospiratori e si vende agli ambiziosi…In Italia, un complesso di previdenze ha contribuito a ridurre a residui minimi questi rifiuti della società.
La colpa è dei fannulloni calabresi, certo, ma non sono gli unici. Anche i clandestini hanno la loro responsabilità – oltre al fatto di essere clandestini, si intende. Questa porzione di colpa deriva infatti, secondo qualcuno, da una certa cultura, da uno schema mentale/ideologico che è nostro compito eradicare affinchè gli immigrati rimangano a casa loro:
L’importante è convincere un musulmano (l’Africa è in grandissima maggioranza musulmana) che non è disdicevole lavorare al proprio Paese, così come non lo trova disdicevole quando ne è lontano. Questo è infatti il primo problema: un maschio musulmano fa lavorare la moglie o le mogli, cosa che ovviamente è poco produttiva. Le donne, oberate dalla fatica e dai figli, non acquisiscono tecniche agricole che comportino macchine e strumenti faticosi, non possono provvedere ad abbondanti irrigazioni così che, in genere, si accontentano dei prodotti necessari all’alimentazione familiare e ad un piccolo commercio.
Già, siamo stati davvero troppo tolleranti.
Lo Stato non controlla nulla a Rosarno3, così come non controllava nulla a Castel Volturno e a Villa Literno. Lo Stato non si costerna, non si indigna e nemmeno getta la spugna, perchè non ce l’ha mai avuta, qui. Lo Stato non ha i mezzi per fermare questa inarrestabile invasione che ha portato in una piccola area del paese circa 20mila immigrati, la stragrande maggioranza dei quali irregolari. La società civile, come al solito da certe parti, è inerte. Tramortita. Impotente.
L’analisi più esemplificativa della vicenda, ad ogni modo, non l’ho trovata in un editoriale di qualche professorone, o nelle patinate tribune televisive, o nei siti degli opinion leader più gettonati. No, l’ho trovata sul forum di Radio Padania Libera – vox populi, vox dei:
Per la prima volta nella mia vita, tifo per la mafia: chiunque faccia qualcosa – non importa per quali motivi – in grado di ostacolare l’invasione, a questo punto mi sta bene, vista l’inutilita’ e le disadempienze dello stato “ufficiale” e della cosiddetta “societa’ civile”.
Ma comunque la si pensi, credo che sia evidente una cosa per tutti: questi qui sono assolutamente incapaci di vivere in un paese complesso come il nostro, dove si mescolano legalita’ e malaffare. Hanno reazioni di tale violenza e scompostezza, che li rende pericolosi anche quando hanno ragione.
Figuriamoci quando hanno torto.Non devono stare qui.
Non si portano gli zulu’ nel cuore di una macchina complessa come la nostra, dove vivere in una comunita’ richiede una pazienza e un sangue freddo che loro non hanno e non avranno mai.
Ribellarsi contro una mafia che ti toglie, giorno per giorno, centrimetro per centrimetro, dignità, speranza e futuro è roba da clandestini.
E noi con i clandestini dobbiamo essere cattivi.
- Tolti il pizzo e l’eventualità di non essere pagati, se del caso. [↩]
- Sì, sono compresi anche i preti nelle categoria – almeno quelli facenti parti dell’area cattolica più permissivista. Quelli, ad esempio, che hanno letto il Vangelo. [↩]
- Comune, tra le altre cose, sciolto nel 2008 per infiltrazioni mafiose. [↩]
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Drop the Hate / Commenti (3)
#2
ivo
consiglio caldamente anche io il film di Cuaron, uno dei piu’ belli del decennio scorso, anche se c’entra poco col discorso in questione.
#1
luca
quando arrivano i sindacati?