Brief Rants Of Hideous Men
Sono passati alcuni mesi dal suicidio di David Foster Wallace, ma il nefasto avvenimento è ancora molto sentito tra i lettori di tutto il globo. Si sa, l’elaborazione di un lutto è una cosa strettamente personale. In Italia, infatti, ci si è subito affrettati a dedicare memorandum, a fraintendere grossolanamente i suoi scritti, a gridare “No!! Com’è stato possibile??!1 Non l’avrei mai pensato, OMG, come farò adesso!1”, a sancirne l’appartenenza, “ERA UNO DI NOI1”, a cercare puerilmente di analizzare un gesto così estremo e dirompente, sprecando inutili energie che potevano benissimo essere utilizzate per rendere omaggio a DFW nella maniera più sensata e dignitosa: continuare (o iniziare) a leggerlo.
Un paio di giorni fa, con mia somma sventura, mi è capitato tra le mani l’ultimo numero di Rolling Stone – naturalmente dedicato a DFW. Sfogliandolo distrattamente (ovvero l’unico modo di sopportarne lo stile pretestuoso & pretenzioso) mi è cascato l’occhio sulla rubrica di Massimo Coppola, naturalmente dedicata a DFW. Credo sia inutile aggiungere altro, basta solo riportarne un pezzo:
E così mi sono ritrovato sulla tazza del cesso con le lacrime agli occhi e l’iPhone nelle mani a leggere in caratteri minuscoli la notizia della morte di David Foster Wallace. Ho quasi urlato un nooo alla mia ragazza che ancora sonnecchiava a letto. Il New York Times titolava così: “Scrittore postmoderno si impicca”, assegnado d’ufficio all’abusato aggettivo il ruolo di causa e spiegazione insieme del gesto di Foster Wallace [Ma quando mai? nda]. Mi ha fatto ridere, avrebbe fatto ridere anche lui vedermi così, a braghe calate a ingoiare il magone con una risata nervosa. Ho tirato lo sciacquone scuotendo la testa e ho iniziato a telefonare agli amici per trovare conforto. E’ come quando è morto Kurt Cobain, ho detto al primo. Anzi, facciamo una maglietta con su scritto Cobain è morto ma c’è sempre Wallace. Poi mettiamo una nota a piè pagina sulla maglietta [AHAHAHA! Not. nda] e scriviamo in piccolo che non è vero, ma facciamo finta di si.
Ora, perchè ad ogni suicidio-post-1994 nel mondo artistico statunitense si deve affatturare il paragone con Cobain? “Si è suicidato/stava malissimo/una sofferenza sincera/anche se da Wallace non te lo aspettavi/da Kobain si/ma è stato come con Kurt Cobain”. Si, va bene. I Lego sono nell’altra stanza, quella con il poster di Nevermind e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” abbandonato sul letto.
Comunque, non augurerei a nessuno, neppure ad un fan di Bugo, a un ciellino o a un membro dei Circoli della libertà provvisoria di Forza Italia, di finire compianti con risatine nervose da Massimo Coppola che sta cagando con l’iPhone in mano. Vorrebbe dire che è stato tutto ironicamente inutile.
(Foto: Flickr)
- Oltre ad essere un paese di commissari tecnici, siamo anche un paese di redattori di McSweeney’s. Non lo sapevo: non siamo messi così male allora!1. [↩]
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Drop the Hate / Commenti (6)
#3
#4
AkillerDee
>E Cobain, in realtà, era Ian Curtis.
D’accordissimo!
Comunque ho già ribadito a voce che l’unica cosa che merita leggere di Rolling Stone Italia e il commento al film di Giorgio Gherarducci della Gialappa’s.
Non me ne vorrà,ma 3.80 euro (o quanto cosa la rivista) sono eccessivi per 30 righe di articolo…
#5
Fede
Molto gustoso l’affondo.
anche se massimo coppola nel programma Avere Ventanni lo trovavo composto e, a suo modo, innovativo.
#6
party and bullshit » Blog Archive » Grandi mucchi di terroristi morti. Libertà. Meno barbe.
[…] Basta tirare scarpe al principale responsabile del merdaio in cui ci ritroviamo! È uscita la raccolta definitiva di Get Your War On di David Rees: una perfetta pietra tombale per riassumere quelli che saranno ricordati come gli otto anni più idioti della storia americana, dove con “idiota” intendo, tra l’altro, “rovesciare su intere popolazioni trilioni di tonnellate di bombe con la scusa della ricerca di misteriose armi di distruzione di massa salvo poi ammettere di essersi sbagliati e dispiacersene con una lacrimuccia di fine mandato“. Per farvi un’idea di quanto Rees non si sia mai fatto problemi a lanciare badilate di merda sull’amministrazione Bush e a non guardare i fatti attraverso la lente della commozione beota, considerate che la striscia qui sopra risale a neppure un mese dopo l’11 settembre 2001. Comunque di questa raccolta non esiste ancora un’edizione italiana, per cui ve la dovete comprare in internets, ma così almeno non finanzierete gli editori fighetti, che altrimenti spenderebbero i vostri soldi per comprare altri iPhone da usare mentre cagano e scoprono la morte di scrittori americani che compiangeranno in articoli di rara idio…. […]
#1
Ted
Va be’, se leggi Massimo Coppola meriti di soffrire. Anche se lo fai per caso. In pratica, per colpa tua, merito di soffrire.