C’è Un Mondo Dentro Un Mondo
La maturità di un popolo si misura, oltre che dal degrado delle sue periferie, dalla concentrazione dei media nella mani di una sola persona, dalle sfumature del razzismo e dalla presenza della Lega Nord, anche dalla sua capacità di penetrare nell’immaginario collettivo, dall’efficienza e dalla qualità dei tentativi di piegare la Storia, dall’abilità di frammentarla in una moltitudine di storie che vadano ad esaltare, analizzare e narrare il nucleo più recondito degli avvenimenti che la formano.
C’è un eco che riecchieggia in tutto il globo da decadi e decadi, precisamente dal 22 novembre del 1963. Un lungo rumore che precipita da Dallas, dalla motorcade presidenziale, dalla cadillac con i predellini occupati dagli uomini dei servizi segreti, dallo sbuffo rosso e biancastro che esplode della testa di Kennedy, da Deley Plaza. Un riverbero che trova la sua temporanea ed ufficiale collocazione nei corposi volumi della Commissione Warren (26), punto di arrivo e di partenza per teorie cospirative, germinaio di dubbi e di certezze, materiale morbido come la creta, pronto ad essere modellato dalle mani della cultura.
Standing on the grassy knoll
“Libra1” di Don Delillo racconta la storia di Lee Harvey Oswald, partendo dalla travagliata infanzia e arrivando sino all’uccisione di Kennedy. E’ un ritratto scabroso e affilato, ma piuttosto equo: Oswald non è rappresentato come uno psicopatico, ma piuttosto come un americano che a causa delle sue convinzioni politiche comuniste ha enormi difficoltà ad inserirsi nella società statunitense (ma anche in quella sovietica, dove trascorre un breve periodo). Una persona che picchia la moglie ma la ama; intelligente (o non completamente stupido) ma dislessico. Un ingenuo che suo malgrado si trova coinvolto in un meccanismo impazzito fabbricato da ex agenti della Cia desiderosi di rivalsa dopo la disfatta della Baia dei Porci, da esuli cubani anticastristi, da individui dalle strane e poliformi connessioni.
Come dice l’autore, “gli avvenimenti forti generano una loro rete di coerenze”. Ci si trova infatti di fronte ad un’intelaiatura di coerenze che innerva un piano ampio e sconnesso, composto da linee parallele. Libra è fondamentalmente una storia contrassegnata dalla nostra incerta stretta sul mondo – una presa definita dalla paura, dalla rabbia e dalla frustazione:
Se ne siamo fuori, presumiamo che un complotto sia la perfetta attuazione di un piano. Uomini taciturni e senza nome, dal cuore disadorno. Un complotto è tutto quello che la vita normale non è. E’ il gioco segreto, gelido, sicuro, attento, per noi eternamente inaccessibile. Noi siamo gli imperfetti, gli innocenti che cercano di dare un senso approssimativo alla lotta quotidiana. I congiurati possiedono una logica e un’audacia che trascendono la nostra comprensione. Tutti i complotti sono l’identica vicenda di uomini che trovano una logica in qualche atto criminale.
Delillo ha passato 3 anni sull’immensa documentazione che si è prodotta in più di 20 anni di Storia (il libro è del 1988). L’astrazione di quella logica criminale passa per tutte le teorie che si sono affastellate sull’evento che ha cambiato la storia americana: dalle più probabili alle meno improbabili. Il compito di tirare le fila nel libro è affidato a Nicholas Branch, una sorta di alter ego letterario incaricato di riscrivere per la Cia la storia segreta dell’attentato scartando i frammenti più incongruenti e rafforzando i legami più plausibili.
La posizione dell’autore americano è intermedia, non arriva agli eccessi del JFK di Stone nè all’incompletezza della versione ufficiale. Oswald ha sparato, ma non è stato il solo – è stato l’unico arrestato dalla polizia. Il piano originario, organizzato da Win Everett (ex agente Cia), prevedeva un fallimento organizzato che servisse da monito a Kennedy, un persuasivo suggerimento volto a modificare la politica estera americana, soprattutto in relazione alla situazione cubana. Ma, come succede al Piano ne “Il Pendolo di Foucault”, la forza dell’Idea non ci mette nulla a propagarsi, ad intercettare sia uomini scaltri che uomini stolti, ad intersecare l’ambivalenza e la flessibilità di un disegno, ad imboccare autonomamente una strada solcata dalle più disparate convergenze.
E’ qui che la Storia esplode nella vita di Oswald, un uomo che sembra sprovvisto di un vero fulcro emozionale, incapace di cogliere il senso della sua esistenza o dei suoi comportamenti. Al di là di tutte le speculazioni, il complotto contro Kennedy si fonda principalmente sul caso, sul destino. La sua genesi è da ricercare nella deflagrazione di circostanze fortuite che, inesorabilmente, hanno trovato la loro definitiva realizzazione sul corpo del presidente.
Il romanzo entra nella Storia ma ne è al contempo fuori: l’obiettivo di Delillo è quello di correggerla, chiarificarla, filtrarla, illuminarla; in ultima istanza, bilanciarla (da qui il titolo) con la letteratura, con la cultura popolare. Contenere la tensione che scorre per tutta la storia, catturare lo spirito dell’ambiente in cui maturano i delitti “politici”, le vicende che deviano il flusso: in pratica, scandagliare l’animo più profondo di una nazione.
“Will we ever know the truth? I don’t know. But if someday evidence of a conspiracy does emerge, I expect it will be much more interesting and fantastic than the novel.“
- Per rendersi conto del valore dell’opera, basti pensare che Ellroy l’ha indicata espressamente come la fonte primaria di ispirazione per la sua Underworld Trilogy – American Tabloid, Sei Pezzi Da Mille, Blood’s Rover. [↩]
#1
Essi Tramano - La Privata Repubblica
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